Regia di Alan J. Pakula vedi scheda film
La cronistoria dello scandalo Watergate è un film che un anticonformista come Pakula non poteva mancare di realizzare ed il risultato è ottimo soprattutto dal punto di vista descrittivo: l'ambiente del Washington Post con il ticchettio continuo delle macchine da scrivere e il frenetico laborio dei cronisti per ottenere informazioni ci da un quadro perfetto della vita da reporter di Bernstein e Woodward, i due famosi protagonisti dell’inchiesta giornalistica che portò allo sputtanamento colossale con il quale emersero le magagne più losche della politica americana, ritenuta da molti e soprattutto dagli yankees stessi un crogiuolo di purezza mentre in realtà l’intascamento abusivo di denaro proveniente dai fondi pubblici per finanziare la campagna elettorale bis di Nixon si rivelò una pratica talmente spudorata ad opera di tutti i suoi uomini, donne comprese, da costringerlo alle dimissioni poco prima della campagna elettorale.
La mia intro spoiler non è disonesta perché in realtà è tutto “Tutti gli uomini del presidente” a rappresentare un grande spoiler sulla vicenda che ovviamente non poteva essere sceneggiata snaturando i punti cardine che la compongono, il personaggio di Hal Holbrock denominato sarcasticamente “Gola profonda” che informa Woodward rimanendo nell’ombra e la crescente pericolosità dell’inchiesta condotta dai due intraprendenti reporters sono le uniche note di suspance vera nel film, la sequenza più famosa può essere identificata nel dialogo dattilografato fra i due protagonisti mentre sono immersi nella musica classica e nella paranoia di essere intercettati e messi a tacere perché ormai consci di aver scatenato un vespaio urticante scaturito dai loro articoli giornalieri capaci di minare la credibilità e l’onestà dei democratici al potere.
Le aspettative emozionali per avvicinarsi a questa pellicola devono quindi essere molto moderate per lasciare spazio a quelle puramente cinefile che non saranno deluse se si è interessati a saperne di più su questo famosissimo episodio di politica americana raccontato con le cadenze e le caratteristiche migliori della fabbrica hollywoodiana, a cominciare dal cast con due stelle brillantissime come Redford ed Hoffman che splendono in bellezza oltre che bravura e apprezzabile affiatamento, i due veri cronisti erano piuttosto bruttarelli in confronto ma due nomi così di spicco nei loro panni garantirono affluenza di pubblico anche da parte di chi ne sapeva già abbastanza della faccenda, Jason Roberts è come sempre ottimo e per il ruolo di direttore del Washington Post ricevette un Oscar ma non è poi così fondamentale nella trama del film, lo sono molto di più i tanti caratteristi nei ruoli dei collaboratori del presidente sempre in bilico fra l’indignazione e il senso di colpa, la voglia di fare chiarezza e la paura di ritrovarsi invischiati oltremodo nella vicenda, fra loro si insinuano Woodward e Bernstein.
Pakula è stato bravissimo a descrivere i trabocchetti da loro escogitati e le deduzioni per fare emergere la verità con le suggestive riprese nella luminosa redazione del giornale dove i due si muovono da una scrivania all’altra con disinvoltura perché a proprio agio nel loro territorio, e quelle più ombrose nelle case degli uomini del presidente dove con molto mestiere tirano fuori con le pinze i pezzi del puzzle ma non poteva in alcun modo imprimere picchi emozionali al film che giunge alla fine con l’ovvia conclusione che era già passata agli occhi del mondo.
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