Documentario sulla taranta, tradizione del sud Italia che mischia sacro e profano.
"La taranta è il ragno mitico, in sè innocuo, che morde simbolicamente e da col suo veleno turbamenti fisici e dell'anima. Il tarantismo, il male del cattivo passato che torna e continua il suo tormento, ebbe origine dalla contaminazione di riti orgiastici e iniziatici pagani fra l'800 e il 1300. Ha avuto ed ha diversa cronaca dal 1700, quando la Chiesa, alla speranza degli invasati per una liberazione, sostituisce l'immagine di San Paolo". La didascalia iniziale di questo cortometraggio - venti minuti scarsi di durata - non è esattamente quanto di più chiaro ci si potesse aspettare, specie se si viene a sapere, subito dopo, dai titoli di testa, che il commento del film è stato scritto nientemeno che dal premio Nobel per la letteratura 1959 Salvatore Quasimodo. La taranta è uno dei primi lavori diretti da Gianfranco Mingozzi, bolognese già nella troupe di Fellini durante le riprese de La dolce vita (fu assistente alla regia, ma a quei tempi non si trattava di un ruolo esclusivo, anzi); al di là del commento di Quasimodo rimangono interessanti immagini degli 'invasati', o meglio dei 'tarantolati', di cui sopra e squarci della vita scandita da usi e tradizioni tipiche nel mezzogiorno dei primi anni Sessanta. Un buon assaggio etnologico-sociologico su pellicola. 6/10.
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