Regia di François Simard, Anouk Whissell, Yoann-Karl Whissell vedi scheda film
Ambientazione post-atomica, sangue e violenza in quantità e non molto altro, in una pellicola che sembra un manga di Kenshiro ma senza il ricorso alle amate arti marziali. Consigliato solo agli amanti del genere.
In uno scenario post-apocalittico i cui echi si respiravano già in Mad Max, per non parlare del mito manga di Kenshiro, un ragazzino trova una tuta appartenuta a Turbo Rider, il personaggio che ha ispirato il suo fumetto preferito. La società è abbrutita, dominata da un personaggio sadico di nome Zeus che è circondato da figuri con dei teschi finti, respiratori artificiali e arti metallici, che compiono le loro scorribande a cavallo di BMX, il bene primario è l'acqua ed è sparita a causa dell'inquinamento, probabilmente di natura radioattiva. Per ovviare a questa carenza, Zeus ha creato un depuratore che la estrae dal sangue umano, con le ovvie conseguenze del caso. In questa cornice, il giovane protagonista si imbatte in un'amica robotica (la bellissima Laurence Leboeuf) e in un duro dal cuore tenero, campione di braccio di ferro del suo piccolo villaggio. Nemmeno a dirlo, l'obbiettivo sarà quello di far fuori Zeus, grazie anche al supporto della preziosa tuta.
Ci sono tanti elementi già visti, troppi per poter etichettare questo film come qualcosa di diverso da una pirotecnica operazione nostalgica. Fatta salva questa premessa, chiunque ami queste ambientazioni con uso massiccio di violenza e sangue - a livelli splatter che al confronto Tarantino poteva sceneggiare i Teletubbies - troverà pane per i suoi denti.
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