Regia di Alberto Sordi vedi scheda film
Sordi regista non è eccessivamente fantasioso, concede spazi solo a sè stesso, si costruisce i film ad hoc per poter gigioneggiare a piacimento, soffre di buonismo, filoitalianismo e pressapochismo: tutte cose vere in generale, ma per questa volta qualcosa cambia. Il film non è assolutamente un capolavoro, ma un paio di novità ci sono: innanzitutto Sordi accusa la politica, la finanza e lo spettacolo del Bel paese con un atto diretto e, per quanto sotto forma di commedia intrisa di ironia, ben difficile ad equivocarsi; in secondo luogo Tutti dentro è un lavoro che definire profetico è ancora poco. Manca quasi una decade a Tangentopoli, sicuramente molto di quanto sta per avvenire già si respira nell'aria, ma qui perfino i dettagli coincidono con quella che sarà la realtà. Infine, il magistrato inflessibile Salvemini non è particolarmente simpatico e questo rende il protagonista atipico rispetto ai soliti ruoli che Sordi sceglie per sè. Il finale, in cui il 'mostruoso' potere fagocita l'intruso che tenta di ostacolarlo, è kafkiano quanto basta: non si può pretendere molto di più, ci si può senz'altro accontentare.
L'incorruttibile e stakanovista giudice Salvemini conduce indagini su personaggi politici, dello spettacolo e affaristi piuttosto noti e potenti. Ben presto fa piazza pulita, sbattendoli tutti dentro. Ma rimane incastrato in una trappola...
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