Regia di Pupi Avati vedi scheda film
"Quando i dieci legati al nostro nome
Uno ne rimarrà non si sa come
Da quei nove morti composti al cimitero
Avrà luce il tesoro e scoprirà il mistero
Tutto avverrà la notte maledetta
In cui la quercia antica cadrà sotto saetta."
Un venditore con i baffetti e il nasone di Delle Piane si reca nella magione della nobile famiglia Zanotti per cedere loro un librone in cui è contenuta la terribile profezia di cui sopra, che fra l'altro sembra sia già cominciata: il marchese Zanotti è morto e, viste le circostanze, giungono al castello anche curiosi e lontani parenti del defunto e un investigatore tonto, precisi precisi per far balzare gli ospiti ad un numero sufficiente perché la profezia si avveri proprio lì e vi si trovi un antico tesoro...
Dalla trama sembra un film giallo-horror, ma siamo decisamente fuori strada. Dopo aver firmato l'anno precedente il magnifico La casa dalle finestre che ridono, Pupi Avati subito sputtana allegramente il genere conducendo questo film lungo due vie, entrambe piuttosto ben fatte: una horror e una demenziale, due vie che, quando si intersecano, vanno a creare un risultato irresistibile. Tutti defunti...Tranne i morti può contare sulle migliori caratteristiche dell'Avati degli esordi (dissacrante, volenteroso, spaventoso) e su un bel gruppo di caratteristi, di cui alcuni sono i soliti feticci di Pupi: lo strabico Giulio Pizzirani, il simpatico nano Bob Tonelli, la bella Francesca Marciano, Gianni Cavina, a cui si aggiungono Carlo Delle Piane e "il professore" Michele Mirabella, tutti attori che contribuiscono in positivo alla caratterizzazione dei personaggi, senza contare l'assurdo personaggio di Donald, costantemente ammanettato per non incorrere nei pericoli di una feroce masturbazione...
Questo film non è esattamente Frankenstein Junior, di cui non possiede la vis comica, ma la classe e l'audacia con cui Avati mescola anche nella stessa scena il cinema orrorifico con battute e trovate grottesco-demenziali (pensiamo al phon-pistola, ma in generale a tutte le bizzarre uccisioni perpetrate dalla misteriosa figura in nero) giocano la loro parte.
"Eh già! Perché lui prima si è ammazzato, poi si è messo dentro la scatola. Poi magari si è incartato, si è scritto anche l'indirizzo, si è portato alla posta, si è timbrato e si è spedito...Ma lo sa che lei è veramente un idiota?!"
Un prodotto atipico, coraggioso e poco fortunato da riscoprire, ben scritto, come La casa dalle finestre che ridono, a otto mani dai fratelli Avati, Cavina e il piduista senza collo. Indegna la recensione di FilmTV, che inserisce un grosso spoiler senza pietà.
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