Regia di Veronica Pivetti vedi scheda film
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Esordio nel lungometraggio, in veste di cineasta, per la nota, effervescente attrice Veronica Pivetti, presente in sala, orgogliosa e simpaticamente ironica, a presentare la sua prima fatica da regista. Un'opera che è uscita molto in sordina nelle sale nel novembre 2015 (17 sale, pare, spesso in zone periferiche), senza poter aver avuto la concreta possibilità di provare a costruirsi uno spazio e guadagnarsi i favori del pubblico di spettatori con un libero ed opportuno accesso alle sale e anche attraverso un sano, proficuo passaparola.
La storia - semplice e scritta con un occhio ed uno stile di linguaggio molto semplice, se non elementare, prossimi a quello silitamente riservato a produzioni televisive destinate alla massa, ma forse proprio per questo meritevole di poter godere di un accesso privilegiato presso il pubblico indistinto, se la distribuzione lo avesse reso possibile offrendo più capillarmente il prodotto - si concentra sull'outing di un ragazzo di sedici anni. Figlio unico di una coppia separata: una madre giornalista (interpretata dalla stessa Pivetti), apprensiva, ma non così tanto da riuscire a rendersi conto della problematica di fondo, ed un padre, noto pschiatra, che "predica bene e razzola male", nel senso che si riempie la bocca di grandi discorsi, ma in realtà si comporta come un padre distante e fumoso, più interessato a placare i suoi ardori di maschio da riproduzione, che intuire e risolvere i crucci esistenziali del figlio adolescente.
Costui ha anche una nonna spassosissima ed energica (la simpatica Pia Engleberth), portavoce fuoritempo di una destra dannunziana che la rende un personaggio folcloristico e molto divertente, ma in fondo anche una sincera confidente quando si tratta di affrontare problematiche caratteriali e sentimentali serie da parte del nipote.
Assieme a due cari amici, una ragazzina coatta simptica e concreta, ed un compagno di classe cicciotto e un pò ingenuo, i tre si daranno alla fuga per raggiungere Milano, ove l'idolo musicale delle folle giovanili si sta per esibile nel suo ultimo (per davvero) concerto.
Mamma e nonna gli staranno appresso per cercare di venire a capo dei crucci e delle problematiche che, coraggiosamente, hanno spinto il ragazzo a mettere a nudo le proprie attitudini ed i propri sentimenti.
Secondo uno sviluppo leggero che ricalca i sentieri classici della commedia, degli equivoci e dei sentimenti, la Pivetti, che rivendica deliberatamente queste sue scelte stilistiche e direzionali, non rinuncia a ironiche staffilate nei confronti di personaggi e ruoli come quella del padre-psichiatra, uomo simpaticamente subdolo che fnsce per curarsi unicamente dei propri interessi e stimoli, arrivando altresì a monetizzare le problematiche del figlio, anziché aiutarlo concretamente a risolverle.
Il film procede placido e leggero sino al suo epilogo, cercando di alternare tematiche di fatto scottanti e quotidiane, con i toni leggeri, anzi leggerissimi, della commedia in grado di soddisfare i palati meno intransigenti o complessi.
Ne esce fuori un piccolo film godibile che si pregia e si fa forte e coraggioso nel mostrarci qualche personaggio riuscito davvero bene (l'amica coetanea e un pò coatta del protagonsta, assieme alla madre di lei, svaporata e un pò "figlia dei fiori" fuori tempo, sono davvero due personaggi simpaticamente riusciti, come pure il già accennato personaggio della nonna-generalessa, portavoce di una destra che in realtà non esiste nemmeno più, ma è solo un vezzo ed un atteggiamento che nasconde al contrario un cuore tenero e una capacità di comprensione davvero fuori dal comune).
Applausi in sala da parte del pubblico, a ribadire che il film, se fatto circolare in modo più opportuno, avrebbe potuto godere di un successo decisamente maggiore, magari a scapito dei soliti insulsi cinepanettoni che poco dopo la sua distribuzione, invasero le sale di tutta la penisola escludendo ogni visibilità a questo e a molto altri prodotti ancor più validi.
Trattare di famiglie allargate, di problemi di comunicazione tra figli e genitori, di introspezione sulle proprie attitudini sessuali, sulla incapacità da parte di mota parte della società di accettare le diversità e l'eterogeneità del proprio essere, possono ritrovarsi anche nell'ambito di una commedia che sceglie deliberatamente i toni leggeri: il film della Pivetti ne costituisce un esempio molto calzante.
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