Trama
Zucchina è il soprannome intrigante di un bambino di dieci anni la cui storia unica è sorprendentemente universale. Dopo la morte improvvisa della madre, Zucchina stringe infatti amicizia con una specie di agente di polizia di nome Raymond e da lui viene accompagnato in un nuova casa adottiva piena di altri orfani della sua età. In un primo momento, Zucchina fatica ad adattarsi al nuovo ambiente, strano e a volte ostile, ma imparerà presto a fidarsi e a ritrovare l'amore che solo una famiglia può dare.
Approfondimento
LA MIA VITA DA ZUCCHINA: LA DURA ESPERIENZA DEI BIMBI MALTRATTATI
Diretto da Claude Barras e sceneggiato da Céline Sciamma, La mia vita da Zucchina si basa sul romanzo Autobiographie d'une courgette di Gilles Paris, pubblicato nel 2002. La storia ha al centro Icaro, un bambino di nove anni rimasto orfano dopo la morte della madre soprannominato Zucchina. Da solo, Zucchina stringe amicizia con una specie di poliziotto, Raymond, che lo accompagna in una nuova casa per l'adozione piena di piccoli orfani suoi coetanei. In un primo momento, Zucchina fatica ad adattarsi allo strano posto ma, con l'aiuto di Raymond e dei suoi nuovi amici, imparerà a fidarsi, a ritrovare fiducia nell'amore e una nuova propria famiglia.
Con la direzione della fotografia di Kim Keukeleire e le musiche originali di Sophie Hunger, La mia vita da zucchina è un lungometraggio d'animazione in stop-motion. Ogni pupazzo, realizzato con un mix di materiali differenti ed è alto all'incirca 25 centimetri.
A spiegare meglio il progetto sono le parole dello stesso Barras, in occasione della presentazione del film alla Quinzaine des Réalisateurs 2016: «Mi sono innamorato del libro di Gilles Paris, una storia di formazione tenera e poetica. La vicenda e il suo tono mi hanno riportato all'infanzia e ricordato le mie emozioni come spettatore di fronte a film come I quattrocento colpi o serie e cartoni come Dolce Remì, Belle e Sebastien, Heidi, e anche Bambi. Con un adattamento cinematografico delle avventure di Zucchina, ho voluto in qualche modo condividere le magnifiche e formative emozioni che hanno nutrito e plasmato la mie esperienza. Tuttavia, questo film è soprattutto un omaggio a tutti quei bambini trascurati e maltrattati che fanno del loro meglio per sopravvivere alle loro ferite. Zucchina, il protagonista, ha vissuto momenti molto difficili e, dopo aver perso la mamma, crede di essere solo al mondo, almeno fino a quando non va incontro a una nuova vita nel centro per l'adozione, dove incontra un gruppo di amici su cui poter contare e grazie a cui potere essere nuovamente un giorno felice. Zucchina ha ancora molto da imparare sulla vita: è questo il messaggio, semplice ma al tempo stesso profondo, che voglio trasmettere ai nostri bambini.
Ho voluto adattare il libro di Paris perché volevo realizzare un film che parlasse ai bambini dei maltrattamenti subiti dai loro coetanei e dei rimedi che questi adottano contro gli abusi. Ne ho fatto un film divertente ma in grado di fare ridere e piangere contemporaneamente, concentrandomi sulla resistenza di un gruppo di amici in cui imperanti sono i concetti di empatia, cameratismo, condivisione e tolleranza. Nel cinema contemporaneo, gli orfanotrofi sono raffigurati quasi sempre come il luogo degli abusi e il mondo esterno come quello della libertà: in La mia vita da Zucchina, invece, ho invertito le cose. Gli abusi vengono dal mondo esterno e l'orfanotrofio è il posto in cui i bambini possono trovare pace e ricostruire i loro animi danneggiati. Dopo aver trascorso del tempo in un centro per l'affido, ho capito quanto fosse importante trattare il tema dell'adozione con delicatezza: il centro è il luogo fisico in cui i bambini, privi di affetto, imparano a relazionarsi con il mondo degli adulti.
Poiché il lavoro di Paris è indirizzato soprattutto ai giovani adulti e ai genitori con le sue descrizioni esplicite delle violenze subite dai bambini, ho avuto la necessità di riadattare la storia per farla conoscere a un pubblico molto più giovane. E a tal fine grande aiuto è venuto da Céline Sciamma, che ha provveduto a scrivere una sceneggiatura in equilibrio tra umorismo, emozione, avventura e realismo sociale. Céline ha lavorato molto sui personaggi, evocando sottilmente il loro tragico passato da esorcizzare grazie alle amicizie che si formano nel centro».
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Commenti (5) vedi tutti
Opera molto interessante, per adulti, diverte e fa riflettere.
leggi la recensione completa di tobanisTalvolta il realismo prende strane strade; qui nasce dall'incontro tra una storia molto drammatica raccontata con pudore e la semplificazione offerta da un mondo fatto di pupazzi animati. La storia di bambini in vario modo abusati e della loro amicizia unisce una grande tristezza a una grande speranza.
commento di michelSemplice e malinconico racconto di formazione realizzato con la meticolosa tecnica artigianale della step motion, che riesce a trattare temi molto scabrosi e difficili con estrema delicatezza, pur presentando toni e argomenti più adatti ad un pubblico adulto che a dei bambini.
leggi la recensione completa di Fanny SallyLa storia tenera di un orfano dal cuore d'oro che riesce a farsi amare grazie alla sua disarmante propensione alla tolleranza e alla capacità di superare i conflitti apparentemente più insanabili.Una storia di adattamento alla vita che parte fitta di ostacoli.La famiglia, anche sui generis o allargata come elemento salvifico indispensabile.
leggi la recensione completa di alan smithee