Regia di Peter Marcias vedi scheda film
La nave è immobile, ancorata a un’ingiustizia: 15 lavoratori che non vengono pagati da mesi. Intorno si muovono vite, storie, speranze, famiglie divise, sogni spezzati e un ragazzo che cerca di capire, uno studente universitario che dovrebbe solo osservare, applicare un metodo, ma finisce per immedesimarsi nella precarietà e nelle emozioni di quegli uomini (individui o comunità?). Peter Marcias racconta un fatto accaduto nel 2013 nel porto di Cagliari. Parla di lavoro e dignità, di frontiere e diritti (anche alla felicità). Anzi, lascia che a parlarne siano i 15 lavoratori marocchini che rinunciano alla propria libertà per ottenere giustizia. La nostra quarantena è documentario e fiction. Ed è anche una riflessione sul senso della “testimonianza” e sull’efficacia della “rappresentazione”. Funziona soprattutto quando fa un passo indietro e lascia il campo alla nuda vita, ai volti, ai desideri raccontati in prima persona. Incespica, invece, nel contorno/contesto narrativo (rado eppure ridondante), nell’eccesso di pretese e di poesia, nella sovrabbondanza di temi accennati e di estetiche evocate. Rimane la forza, anche simbolica, di quella nave immobile, di una crisi permanente, di una lotta che va in scena ovunque, ma forse non si combatte mai fino in fondo, di tante domande che rimangono senza risposta. Rimangono anche l’onestà e l’intelligenza dell’operazione.
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