Regia di Peter Marcias vedi scheda film
Con “La nostra quarantena”, titolo fortemente emblematico di una condizione di stagnazione angosciosa in cui versano oggi le nuove, e non solo, generazioni, Peter Marcias prosegue un discorso umano e cinematografico di intenso impatto sociale ed emotivo. Come in “Dimmi che destino avrò”, l’attenzione è rivolta alle pieghe più nascoste, ma per niente marginali, delle vicende umane. In questo caso il documentario-fiction, accende i riflettori sulla vicenda, una delle tante in-visibili ai “media di massa”, dei 15 marinai marocchini,, tutti altamente qualificati, che nel Maggio 2013, a causa dei mancati pagamenti, decidono di fermarsi con la nave nel porto di Cagliari e rimanere a bordo in segno di protesta contro l’armatore. Le loro rinunce e sacrifici risvegliano l’attenzione di associazioni di volontariato e istituzioni cittadine che, con una gara di solidarietà, aiutano l’equipaggio con viveri e assistenza. La vicenda reale viene prontamente colta in presa diretta dal regista, che consente ai protagonisti di spiegare le loro ragioni e, soprattutto esprimere i propri sentimenti, a cominciare dalla propria umana fragilità. La “finzione”, che con impronta quanto mai realistica si interseca naturalmente con le vicende dei marinai, ruota intorno all’impegno di uno studente universitario, un intenso e convincente Moisè Curia: da Roma il giovane viene inviato dalla sua docente, Francesca Neri, a documentare la vicenda in vista di un possibile studio accademico. A Cagliari il protagonista finirà con l’immedesimarsi con i marinai, ritrovando nelle loro pene, smarrimenti, nell’incertezza per il futuro, elementi propri del nucleo fondamentale del vissuto personale, tanto simile a larghe fasce dei giovani del nostro tempo. La crisi derivante rimane irrisolta, o meglio, pronta ad aprirsi a varie soluzioni, ma la scoperta fondamentale per il giovane risulta essere la forza dirompente della solidarietà, cementata dalle risorse insite negli affetti.
Questi contenuti, offerti al pubblico attraverso una richiesta implicita di co-involgimento intenso nella visione del film, sono resi nel migliore dei modi possibile, anche considerando il badget molto esiguo, ed esaltano, oltre la bravura del regista, un formidabile affiatamento emotivo e professionale dell’intera troupe.
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