Regia di Gigi Giustiniani vedi scheda film
Cinema come macchina della memoria, contenitore di storie, luogo di sintesi e riaccensione del racconto. Ninì di Gigi Giustiniani (già autore di un cortometraggio storico/alpino, Montagna dei vivi) è un film che rianima reperti, recycled cinema, come lo chiama Marco Bertozzi: a partire dall’archivio familiare riscoperto dal figlio Lorenzo, il film ricostruisce la storia d’amore e montagna dei genitori Ninì Pietrasanta e Gabriele Boccalatte, leggende dell’alpinismo del primo Novecento, organizzando drammaturgicamente (grazie al lavoro di?Raffaele Rezzonico) 16mm d’epoca, fotografie, pagine di diario. Girati, scattate, scritte dai due. Le immagini scorrono da un filmato ritrovato all’altro, documentando un’epoca pionieristica con riprese amatoriali, mentre la macchina da presa si muove di foto in foto, o all’interno di esse, alla ricerca di un movimento narrativo che ci ricorda i film d’arte di Luciano Emmer, le sue ri-narrazioni didattiche, qui sostenute e sospinte dal romanzo epistolare delle voci fuori campo che, leggendo i testi della coppia, ci ricordano il tempo in cui esisteva una fede nel linguaggio, luogo in cui preservare e curare un sentimento, con parole eleganti e timorose, colme di pathos, erotiche nel loro pudore. È in questo che il film può dirsi riuscito: nel suo coniugare opposti, nell’essere un mélo documentale, uno spettacolo storiografico. Presentato a Filmmaker 2014, premiato a Trento 2015 come miglior film alpinistico.
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