Regia di Alfonso Gomez-Rejon vedi scheda film
Al termine della visione di questo film (dal titolo orribile) dello sconosciuto Gomez-Rejon mi è venuta, inspiegabilmente e istintivamente, una similitudine; la complessiva sensazione che rimane dopo questa pellicola è come quella di aver appena gustato una fetta di torta stratificata: tenera (negli innocenti turbamenti adolescenziali) come una base di “pan di spagna”, ardita (per alcuni movimenti di macchina) come degli inserti di peperoncino, raffinata (psicologicamente) come una crema chantilly, divertente (per alcune azzeccate battute) come delle guarniture smarties, decisa (la sferzata emozionale della scena in ospedale) come una mousse alla menta, amara (nell’epilogo) come uno strato di cioccolato fondente 99%. Poi, a guarnitura, c’è un filo impercettibile di glassa al miele, ma che non disturba e non ne rovina un sapore complessivamente piacevole. Una torta inventata, forse inesistente, ma dal gusto cinematografico equilibrato, con ingredienti sempre percepibili, dove nessuno di questi predomina sugli altri in un indovinato mix tra dramma, divertimento, riflessione e dove, infine, rimane in bocca un retrogusto di soddisfazione. Musiche al top, fotografia eccellente, attori anche e una identità registica netta. Ce ne fossero di commedie drammatiche così. Non arriva al nove ma lo sfiora. Arrotondo per difetto.
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