Regia di Alfonso Gomez-Rejon vedi scheda film
Greg è un giovane liceale un po’ nerd, molto sveglio ma privo di autostima, non certo tra i tipi più in vista della scuola. Frequenta un liceo in cui ha classificato tutti i suoi compagni in gruppetti omogenei di appartenenza, con cui si sforza di mantenere una formale cordialità, ma senza appartenere in realtà ad alcun gruppo. Il suo unico amico è Earl, vicino di casa di colore che conosce sin dai tempi dell’asilo, con cui si diverte a girare delle parodie di alcuni film cult. La sua vita viene stravolta da un’azione che gli impone la madre: frequentare una ragazza, Rachel, appena conoscente, alla quale è stata diagnosticata la leucemia. Quella che doveva essere solo una costrizione farà nascere in realtà una bella amicizia tra i due e sarà un’occasione di crescita per il timido Greg.
“Quel fantastico peggior anno della mia vita” (titolo oggettivamente improponibile: l’originale è “Me and Earl and the Dying girl”) è un film che mi attirava non poco, forse perché da sempre sono attratto dai cosiddetti “racconti di formazione”, quei film che spesso con delicatezza e non poca emozione hanno tentato di raccontare l’evoluzione dei giovani protagonisti verso la maturità e in particolare spesso verso la scoperta del primo amore.
Sarà forse questo il motivo che mi ha spinto a precipitarmi in sala a cercare questo film, preferendo altri titoli interessanti in uscita come “La isla minima” che comunque cercherò di recuperare.
Non posso dire però di essere pienamente soddisfatto. I personaggi sono un po’ strampalati: il protagonista sarcastico e intelligente ma privo di autostima, l’amico perspicace, la mamma invadente, il padre svalvolato… Figure che forse sulla carta sembrano funzionare, ma in realtà non prendono mai davvero un ampio respiro, finiscono per essere solo bozze prive di compimento e completezza.
E poi c’è l’amicizia con Rachel e la sua malattia. Un incontro quasi forzoso che diventa la porta per aprire un percorso nuovo, verso la saggezza e la maturità. Anche questo: bel soggetto, sempre sulla carta, ma durante la visione lo spettatore fatica ad appassionarsi a tutto questo: sembra che il regista sia può attento a compiacersi dei suoi dialoghi spesso colti, grotteschi e scanzonati che a far percepire il sentimento e l’alchimia che dovrebbe crescere tra i due ragazzi, sino all'epilogo triste.
Discreti (ma non eccellenti) i due interpreti principali, i giovani Thomas Mann e Olivia Cooke. Voto (da 1 a 10): 6,5.
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