Regia di Alfonso Gomez-Rejon vedi scheda film
Quel fantastico peggior anno della mia vita non è una storia d’amore e la dying girl del titolo originale, alla fine, sopravvive: solo una di queste affermazioni - ribadite più volte da Greg, protagonista e voce narrante - è vera, ma naturalmente non vi sveliamo quale. È un piccolo trucco, come i tanti su cui si costruisce l’opera seconda di Alfonso Gomez-Rejon (già dietro la mdp degli episodi più esteticamente appaganti di American Horror Story). Trucchi grafici, narrativi, figurativi, pratici, di scrittura: tante piccole idee tenere e insieme acute, facilmente scorporabili a uso e consumo personale (e di YouTube); attenzione maniacale alla composizione dell’inquadratura, movimenti di macchina che omaggiano Wes Anderson, un profluvio di fantasie artigianali ispirate a Michel Gondry; citazionismo cinefilo a pacchi, un Be Kind Rewind sintetizzato nella storpiatura ironica di titoli capolavoro, quel tanto che basta a provocare in chi guarda la vertigine estatica del riconoscimento reciproco. Dialoghi veloci, personaggi bizzarri e deliziosamente disfunzionali, ma ognuno comunque in funzione di Greg: che disprezza se stesso e fa di tutto per navigare invisibile nel microcosmo liceale, che imparerà da una coetanea malata di leucemia e da un compagno scafato che crescere vuol dire scegliere, a rischio di farsi male. I trucchi, si sa, incantano oppure irritano: è quando cala il sipario che ci si accorge se resta qualcosa oltre le luci e il fumo.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta