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Songs My Brothers Taught Me

Regia di Chloé Zhao vedi scheda film

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La recensione su Songs My Brothers Taught Me

di yume
9 stelle

Né approvazione né disapprovazione nei riguardi del proprio oggetto,l’occhio di Zhao non impone né semina giudizi. Una rigorosa costruzione formalecostruisce un ritratto plumbeo della realtà, statico dal punto di vista temporale, mosso al suo interno.E’ lì che bisogna cercare.

locandina francese

Songs My Brothers Taught Me (2015): locandina francese

Nel 2016 Chloé Zhao non la conosceva quasi nessuno, nel 2020 ha vinto il Leone d’oro a Venezia. Con quattro candidature ai prossimi Oscar Chloé Zhao è entrata nella storia del cinema e delle donne.

Zhao è un tipo solitario, gira con macchina a spalla o a mano e il compagno, Joshua James Richard, fotografa.

L’America che le va di riprendere è quella che va perfino oltre l’America di frontiera dei racconti di Carver e dei paesaggi muti di Hopper, dove arriva come eco lontana l’urlo di Ginsberg, “ I’m with you in Rockland, were you’re madder than I am… nei miei sogni arrivi in lacrime, gocciolante, dalla crociera della traversata in autostrada dell’America alla porta del mio cottage nella notte dell’Ovest…”.

E’ un’America rasa a zero, nulla per cui valga la pena viverci, quella della Riserva indiana, delicato eufemismo per non dire Ghetto, quella parola l’hanno lasciata a noi europei.

John Reddy

Songs My Brothers Taught Me (2015): John Reddy

Ma uno sguardo femminile non è mai del tutto disperato.

Anche a Pine Ridge, riserva indiana nelle desolate distese del South Dakota, in un angolo invisibile delle “Badlands”, le terre cattive, a cui finiscono per togliere anche il codice postale, anche lì “può nascere un fiore”.

Stanchi, ormai insofferenti, estenuati da morti, spari, gazzarre, corse e rincorse in macchina e a cavallo, in un miserabile quartiere del mondo, quello dove in due secoli l’America è riuscita a ghettizzare perbene i veri padroni delle terre lontane, lasciando loro suicidi, alcolismo, disoccupazione e miseria, aspettavamo questo sguardo femminile sulla lunga notte dell’Ovest.

A volte ci si stanca di questo posto, ma ci sono cose che bisogna fare - dice Johnny, il giovane protagonista - è difficile lasciarlo, perché è tutto ciò che si ha mentre si diventa adulti”.

E “questo posto” è quello dove nel 1890 ci fu il massacro del popolo Lakota, dove l’orizzonte è fatto di calanchi e terre desertiche, dove casini di caccia sgangherati prendono fuoco per un nonnulla, e ti ritrovi senza un padre che, benchè sempre assente e seminatore di bastardi in giro tra un rodeo e l’altro, sempre un padre è.

Johnny ha sui 18 anni, la sorella Jashaun ne deve fare 12, la madre è una di quelle donne prosciugate che spesso capita di vedere in giro, magari nelle stazioni, ex alcolista, ma sa come fare una carezza ai figli, e non è poco.

Irene Bedard

Songs My Brothers Taught Me (2015): Irene Bedard

Il ragazzo smercia alcool di contrabbando, lo picchiano e gli bruciano il pickup, delinquenti figli di cani ce n’è dappertutto, sogna di andare via, a Los Angeles, con la ragazzina che tra poco partirà per andare a studiare.

Lui partirebbe alla cieca, non ha un progetto, niente, ora neanche una macchina, sta per farlo, poi torna indietro.

Ci sono cose che non puoi fare. Ci sono posti in cui la tua vita si consuma.

La sorellina è felice che il fratello rimanga, non si vede tanto spesso un legame così forte e delicato tra fratelli.

Zhao non ama le parole ma neanche i lunghi silenzi che sembrano lunghi discorsi.

La scena cambia in fretta, il tempo di dare un’occhiata, quattro, cinque salti sul groppone del toro, poi si viene buttati giù, è inevitabile.

Di quel mondo si fa presto a capire i connotati, le dinamiche, gli scenari.

Fiumi di parole e decine di film hanno raccontato tutto.

Zhao ci costringe a guardare oltre, a quel che resta dietro il palcoscenico e che sopravvive nell’uomo tatuato che cuce vestiti per il grande raduno, agli antichi balli intorno al falò immaginando che ci siano ancora le tende e Cavallo Pazzo sia lì a fumare, ai rodei sui tori, al silenzio di Jashaun, piccola squaw fuori tempo massimo.

Jashaun St. John

Songs My Brothers Taught Me (2015): Jashaun St. John

Nessun viaggio interminabile in auto lungo strade costruite in mezzo al niente (Terrence Malick, Wim Wenders), qui il viaggio finisce prima di cominciare.

Né approvazione né disapprovazione nei riguardi del proprio oggetto,l’occhio di Zhao non impone né semina giudizi. Una rigorosa costruzione formale costruisce un ritratto plumbeo della realtà, statico dal punto di vista temporale, mosso al suo interno.

E’ lì  che bisogna cercare.

 

 

www.paoladigiuseppe.it

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