Regia di Guy Maddin, Evan Johnson vedi scheda film
33° TFF - AFTER HOURS
Un bizzarro professore occupa il suo tempo ad illustrarci gli effetti benefici insiti nella pratica di farsi un bagno caldo, perdendosi ad illustrare la quantità di bagnoschiuma da immergere nell'acqua, come frizionarsi la pelle, e quante volte la settimana adoperarsi in tale pratica igienica. L'acqua miracolosamente richiama alla mente gli oceani, solcati da un sottomarino alle prese con vari problemi legati alla possibilità di riemergere: circostanza che crea non poco panico tra l'equipaggio, a corto di viveri e soprattutto d'ossigeno: uomini pratici che si nutrono di frittelle fatte con un lievito che contiene ossigeno e li spinge, più che a mangiarle, ad aspirarle per trarne forma di sopravvivenza. Nella stiva, senza saperne il motivo, trovano nascosto un clandestino, che si rivela essere uno dei capi di una gang di banditi della foresta, temuti razziatori che vivono nella vegetazione in clandestinità e al di fuori della legge. Atttraverso di loro di procede a ritroso fino ad incontrare una tribù ci premitivi che vive ai margini di un vulcano-divinità, e così via procedendo dapprima a ritroso nel tempo e nelle differenti localizzazioni, tutte accomunate almeno da un elemento che poi tenta a parte di ritrascnarsi avanti con la sua vicenda.
Guy Maddin de "La canzone più triste del mondo" torna con un esperimento cinefilo visivamente straordinario già dai titoli di testa, che richiama, come nello stile ogni parte successiva del film, quel cinema d'avventura ed effetti speciali della produzione cinematografica in stile colossal degli anni '30 e 40; effetti per quei tempi davero avveniristici, present in pellicole come King Kong od horror come nello stile unico di Murnau.
Il problema del film è che questa accurata ricostruzione d'epoca che fu, finisce - come in altri blockbuster decisamente più alla portata di tutti del tipo di Sin City - per rendere un pò asfittica la sensazione che a pelle comunica il film, e lasciandoci dinanzi ad un'atmosfera che nella prima mezz'ora pare strabiliantemente cinefila e interessante, ma invece troppo presto naufraga in un atmosfera rarefatta che comunica soffocamento.
E non bastano camei d'eccellenza come quelli di Udo Kier, Charlotte Rampling, Mathieu Amalric, Maria De Medeiros, Adele Hanel, Ariane Labed e molti altri, citati lungo il film con apparizioni di titoli di testa fuori tempo e dunque preziosi e rari, per riuscire a rendere accettable ed appassionante, dall'inizio alla fine, in tutta la reativa grandezza, una festa cinefila formalmente davvero eccezionale, ma alla fine estenuante da seguire da cima ad un fondo che pare non arrivare mai.
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