Regia di Sam Mendes vedi scheda film
Un puzzle godibile in cui si giocherella con molti elementi che hanno fatto la storia del Bond cinematografico.
Il ventiquattresimo episodio della saga di James Bond (il quarto della serie iniziata con Casino Royale) è distinto ed elegante, nonostante non bissi la trionfale intelligenza dimostrata prepotentemente dal suo antefatto (Skyfall). Il taglio registico di Sam Mendes, preciso e dettagliato, è ancora diviso fra passatismo e modernità, combinati con sapienza in un puzzle godibile in cui si giocherella con molti elementi che hanno fatto la storia del Bond cinematografico: tornano la clinica montana di Al servizio segreto di sua Maestà e la sede nel deserto di Una cascata di diamanti e c'è anche tempo per un viaggio in treno a memoria di quello in Dalla Russia con amore. Le scene d'azione (come quella di apertura, in cui 007 sventa da solo un attentato terroristico a Città del Messico) puntano al rialzo e Neal Purvis, Robert Wade, John Logan e Jez Butterworth continuano l'analisi caratterial-psicologica già cominciata dei personaggi, ma questa volta sbagliano su qualche raccordo narrativo messo a fuoco con sbrigatività. Poco male: Léa Seydoux è una fantastica Bond girl e Christoph Waltz ha il giusto carisma per interpretare Blofeld, capo della Spectre. Sempre bravo Daniel Craig e con lui Ralph Fiennes. Monica Bellucci recita in quattro minuti totali.
Come per Skyfall, musica di Thomas Newman. Writing's on the Wall è cantata da Sam Smith.
BUON film (7) — Bollino GIALLO
VISTO al CINEMA
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta