Regia di Giorgia Cecere vedi scheda film
«Ti devo dire una cosa» grida Lucia alla visione, solo una memoria fantasmatica, della sua migliore amica defunta anni prima. «La so già», le risponde lo spettro, sorridente. È un film di sottintesi l’opera seconda di Giorgia Cecere, di domande non poste e di traumi non detti. Il passato di Lucia, il motivo per cui non ha mai preso la patente, la relazione adulterina che suo marito consuma senza troppa cautela, sono tutti eventi che affiorano appena nella precisione di una sceneggiatura che sa quanto, nella vita vera, le scene madri non esistano. Lucia, moglie e madre col cuore aggrappato all’adolescente che fu, cerca nelle sue relazioni la complicità che aveva con l’amica perduta: il suo approccio con gli altri è tattile, poco verbale, spera di essere compresa senza parole. Come non accade mai: né col marito dallo sguardo assente, né con la vanesia collega fiorista. Cerca altro, allora: l’improbabile alleanza femminile con la diciottenne compagna di scuola guida, l’intesa, minata dai reciproci sospetti, con un giovane venditore ambulante senza fissa dimora. Avvolgendo il film, come un bozzolo, attorno alla sua protagonista, Cecere anima una figura femminile opposta e speculare alla Nena del bellissimo Il primo incarico: là una donna fiera scopriva la libertà dentro un matrimonio indesiderato, qui è un matrimonio felice a farsi incubatrice di un desiderio di diversa, più autentica, realizzazione.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta