Regia di Fiorella Infascelli vedi scheda film
Un mese al mare per i giudici più tragicamente noti della recente storia d'Italia,La permanenza forzata dovuta a ragioni di sicurezza, quelle stesse che vennero a mancare solo pochi anni dopo dando luogo alle due stragi che ce li portarono via.Un film riuscito che si insinua nell'intimità di due personaggi differenti, ma uniti dalle circostanze.
“Era d’estate” richiama alla mente inevitabilmente, ma un po’ impropriamente, una splendida canzone di Sergio Endrigo (recentemente ricantata pure, tra gli altri, da Franco Battiato).
“Ora per ora noi vivevamo giorni e notti felici senza domani” è in effetti la condizione di vita esattamente opposta rispetto a quella che si trovarono a vivere i giudici Borsellino e Falcone assieme alle rispettive famiglie nell'estate del 1985, quando lo Stato, di fronte al pericolo sempre più concreto di un attentato ai danni dei due ostacoli più ingombranti ed ufficialmente riconosciuti della malavita siciliana, si adoperava con tutti i mezzi per assicurarne la sopravvivenza.
Prelevati a sorpresa dalle proprie abitazioni o residenze, i due uomini di stato vengono inviati con il seguito della famiglia presso l’isola dell’Asinara, noto carcere di massima sicurezza, a tal fine presidiato e protetto, e dunque sito giudicato più idoneo a proteggere i due baluardi di quella parte d‘Italia che non ci stava e provava a contrastare il malaffare e la corruzione dilagante.
Gradito ritorno della regista Fiorella Infascelli (la ricordo positivamente sin dai tempi de La maschera) al lungometraggio di fiction, maturato in seguito ad una scintilla venuta fuori in occasione di un precedente impegno documentaristico della stessa, avente per fulcro proprio nell’isola dell’Asinara.
Il film sviscera con accurata introspezione le figure di due uomini eccezionali costretti ad un mese di “ferie forzate”: “tutto mi sarei aspettato fuorché ci mettessero in prigione”…sbotta ironico Borsellino appena capisce che il soggiorno forzato in quel paradiso mediterraneo incontaminato non sarà solo questione di poche ore.
E la sceneggiatura alterna momento di lavoro a confidenze, anche diverbi e scontri tra due uomini caratterialmente molto diversi, obbligati a confrontarsi all’interno di una scenografia decisamente inconsueta, che li vede mattatori non più all’interno di un’aula bunker fredda e soffocante, ma tra le rocce e la vegetazione rigogliosa di una natura che al contrario comunica vita e voglia di vivere, mettendone in evidenza le più incontestabili motivazioni.
A rendere l’operazione davvero riuscita, oltre ad una sceneggiatura calibrata sui due personaggi, tendente a rifuggire la retorica e le frasi fatte, ma intesa a far risaltare la sfaccettatura caratteriale dell’uomo e del suo compagno di missione, così diverso ma così complementare, Era d’estate si avvale del prezioso apporto di due attori straordinari e qui particolarmente ispirati come Beppe Fiorello e Massimo Popolizio, determinati e determinanti nel rappresentarci due figure di uomini integerrimi e rigorosi, in fremente attesa delle “carte” su cui metter le mani per concludere il “processo dei processi”, ma anche così alla portata di tutti nella rara, inedita e confidenziale percezione che si può avere di loro durante questo singolare soggiorno forzato: due eroi in quanto perfettamente consapevoli dei rischi incombenti, doppiamente eroi per noi, tristemente a conoscenza delle rispettive tremende sorti occorse solo pochi anni dopo a breve distanza, che celebrarono due tra le più dolorose e devastanti sconfitte dello Stato contro il malaffare e la corruzione.
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