Regia di Maria Sole Tognazzi vedi scheda film
Evitando pregiudizi e luoghi comuni, il film ci racconta la storia di una coppia di donne con una maturità insolita per il cinema italiano attuale. Molto brava Sabrina Ferilli.
E' sempre parecchio difficile proporre un film con protagonisti omosessuali in Italia, patria dell'assoluto bigottismo, in cui una percentuale ancora vergognosamente alta di persone (soprattutto sui social) sbraita e urla alla "propaganda" quando in un film o in una serie appaiono dei personaggi gay, frutto di una mentalità chiusa (d'altronde abbiamo visto in questi giorni certa gentaglia affermare che l'omosessualità sarebbe una delle cause principali per la pandemia del COVID-19...) e di una pesante dose di ignoranza generale.
Il cinema italiano (che in questo periodo è tutto meno che creativo) non si distacca particolarmente, proponendo ancora i gay come personaggi folkloristici, non riuscendo a risultare serio le volte in cui viene toccato il tema. Come se per l'italiano nella società non esista la persona omosessuale o sia ancora un'eccezione, una cosa "strana" e altri blocchi mentali piuttosto ridicoli, come se nella società la persona omosessuale non sia la normalità.
Io e lei mi ha personalmente spiazzato in tal senso e in modo assolutamente positivo. Le protagoniste formano una coppia di donne, ma il tema dell'omosessualità sostanzialmente non è trattato: è una visione completamente diversa quella della regista Maria Sole Tognazzi, che ci mostra come la relazione venga considerata assolutamente normale dalle protagoniste e da chi le sta attorno, come dovrebbe essere in un mondo perfetto. Il film non vuole parlare di omosessualità, vuole proporci la storia sulla relazione tra le due donne, non creandosi ostacoli nel racconto. E la cosa funziona, portando Io e lei a essere un film molto più maturo della media dei film italiani contemporanei (di stesso genere e non).
Ci troviamo allora una commedia sentimentale abbastanza canonica ma affrontata con gusto, in cui spicca soprattutto l'ottima interpretazione di Sabrina Ferilli, davvero molto brava: personalmente non avevo mai visto l'attrice romana così convincente in un film. Invece la Ferilli brilla molto più di Margherita Buy (di norma dovrebbe essere al contrario), la quale invece appare un po' legnosa prima di entrare del tutto nel personaggio, dando un po' la sensazione di faticare a trovare la misura della recitazione in un ruolo che non le chiede di entrare nelle solite nevrosi e isterie che spesso è chiamata a interpretare.
Perché la forza del film è pure questa, anche nelle scene che vedono dei litigi tra le protagoniste i toni rimangono piuttosto bassi, dando molta più priorità alle azioni e agli eventi: anche questa è una scelta di forma che funziona e innalza il livello del film.
Ci troviamo quindi una visione abbastanza piacevole, un film che riesce a evitare la banalità senza pretendere obiettivi irraggiungibili, senza ricacciarsi in facili moralismi ma anche e soprattutto capace di farci assistere a una storia evitando i facili luoghi comuni e pregiudizi che purtroppo ancora adesso circondano le persone omosessuali.
Basta questo per risultare freschi in una Nazione in cui i media sono del tutto incapaci di trattare l'argomento omosessualità con maturità e tatto: sia mai per una volta diventassero in qualche modo educativi agli occhi degli spettatori...
Voto: 7,5
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