Regia di Maria Sole Tognazzi vedi scheda film
Marina (Ferilli) viene dal basso, ha un breve passato come attrice di b-movies, è lesbica convinta e adesso fa la ristoratrice coscienziosa. Federica (Buy) è freddina (lo dice una collega di Marina), fa l'architetto, ha un figlio ormai grande (Diele) e alle spalle un matrimonio con un dentista (Fantastichini). Le due donne stanno insieme da ormai cinque anni, ma Federica nicchia, teme il cicaleccio indiscreto e trema all'idea che il possibile ritorno di Marina sul set cinematografico possa portare sulla ribalta giornalistica la loro relazione. I dubbi si esasperano quando ingaggia una relazione etero con un amico (Sciarappa) ritrovato dopo anni e la coppia omosex va in crisi.
A vedere il quarto film di finzione di Maria Sole Tognazzi ci si domanda dove abbia vissuto finora la figlia di cotanto padre: ambienti ultraborghesi (come ne L'uomo che ama e Viaggio sola), stereotipi a gogò - dal domestico filippino con "vizietto", probabile omaggio a papà Ugo, alla canzone della Rettore, icona gay, fino ai maschi con la crisi di mezza età che o si mettono con delle ragazzine o passano le giornate a guardare il calcio in tv - e una rappresentazione di Roma che nemmeno in un depliant della pro loco. A poco serve stavolta aver reclutato un'attrice di rango come Margherita Buy, costretta a indossare con qualche imbarazzo di troppo i panni di apolide dei sentimenti che già aveva calzato nel precedente Viaggio sola. La Ferilli, pur con una recitazione spesso sopra le righe, finisce per sovrastarla calcando sul pedale del vernacolo e delle sfumature espressive. Ma non basta a salvare un film perbenista dove tutto suona fasullo e il compitino sulla legittimità della coppia saffica viene eseguito a colpi di cliché.
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