Regia di Maria Sole Tognazzi vedi scheda film
Io e lei è soprattutto lo studio di un rapporto di coppia, la ricerca di quella misteriosa alchimia che riesce a tener unite due persone, due caratteri così eterogenei e variegati, a tal punto da divenire l'unico vero appiglio a cui aggrapparsi quando la situazione precipita e la coppia scoppia. Una coppia che è si gay, ma la cui circostanza non ne determina più di tanto la discriminante, perché le dinamiche che interagiscono su di essa, il contorno invadente delle rispettive famiglie, una di stampo popolare, l'altra decisamente più borghese ma invadente ed impicciona anche più della prima, sono quelle che coinvolgono, sconvolgono, fanno tremare, ogni tipo e sorta di altra coppia. Federica (Buy) e Marina (Ferilli) sono due belle cinquantenni che convivono da oltre cinque anni nella bella casa di quest'ultima, un tempo attrice sexy molto nota, da quindici anni riconvertitasi ad imprenditrice di successo nel ramo del catering di cibi biologici. La prima invece è un architetto, un tempo sposata con un dentista che ancora mal sopporta di vederla legata ad una donna, con un figlio ventenne che è riuscito a digerire sia la storia della madre con una donna, sia quella del padre con una nuova moglie che potrebbe essere anagraficamente sua sorella o la figlia di suo padre. Se Marina appare sicura di sè, perfettamente a suo agio nei confronti della relativa situazione sentimentale, per Federica il suo rapporto di coppia cela sempre la necessità di essere occultato a terzi: sarà che a quest'ultima gli uomini piacciono ancora molto, anzi Marina, scopriremo lungo il percorso, è stata l'unica donna nei confronti della quale ella abbia mai provato attrazione.
La circostanza di tornare sulle scene come attrice, offerta da un regista piuttosto noto a Marina, genera un terremoto sentimentale, acuito dalle notizie trapelate alla stampa grazie ad una intervista che anticipa il ritorno sulle scene dell'attrice, svelandone, sia pur per sommi capi, la situazione sentimentale: Federica non è in grado di sostenere il frastuono di un ritorno alla notorietà da parte della compagna, e la relazione si avvia per questo verso un baratro senza ritorno, complice la riapparizione improvvisa e casuale di un lontano fidanzato oculista della donna, che riaccende in quest'ultima antiche passioni e ravviva dubbi e perplessità che da qualche tempo si scaldavano e ribollivano in fondo al cuore.
Scritto a tre mani dalla stessa Tognazzi e da due valenti sceneggiatori come Ivan Cotronero e Francesca Marciano, Io e lei vince laddove si concentra a sondare due caratteri così differenti, ma perfetti per completarsi a vicenda, rinsaldandosi laddove ci racconta, apparentemente di rimando e senza soffermarsi troppo, situazioni collaterali delle rispettive famiglie della coppia (ottimo Fantastichini, ex marito che tenta il "recupero" eterosessuale della ex moglie incoraggiando la relazione clandestina con l'ex fiamma, e invitando chiunque nella sua casa di villeggiatura a Gaeta).
La regia peraltro non offre molti sprazzi per farsi apprezzare od inventive di sorta, e si limita con una certa onestà a riprendere due grandi attrici che caratterialmente recitano un pò loro stesse, almeno nello stereotipo che noi spettatori ci siamo costruiti di loro lungo questi loro ultimi decenni di carriera.
E se Margherita Buy appare sempre perfetta con le sue insicurezze e nevrosi a fior di pelle, è pur vero che il suo ruolo è un pò sempre lo stesso e non si discosta mai troppo dal personaggio fragile ed insicuro che potrebbe legare assieme tutti o quasi i suoi ruoli in una sorta di "Storia di un'italiana" di sordiana memoria, chi veramente risulta potente, fondamentale, è il personaggio dolente ed ironico di Sabrina Ferilli.
E la Ferilli, ogni volta che (succedesse di più!!!) il cinema la rapisce allontanandola da troppa televisione di basso livello (che peraltro è stata la molla che l'ha resa star, seppur confinata nel territorio italisno), si rivela un'interprete davvero intensa e convincente: una che ci mette il cuore e tutta se stessa, tutta la propria romanità da borgata che potra rasentare talvolta lo stucchevole, ma che fa parte del proprio essere ed è la carica (non solo erotica) che ce la rende necessaria.
Al cinema la Ferilli appare sempre di passaggio e quasi per caso, ma il suo cinema è sempre stato quello d'autore o quasi, i suoi registi quasi tutti grandi o grandissimi: i suoi ruoli spesso notevoli, a volte indimenticabili (Tutta la vita davanti di Virzì insegna).
Io e lei soffre di diverse pecche od ingenuità: locations da cartolina facilmente evitabili, la solita cronica incapacità (e qui qualcuno dissentirà concitatamente) degli scenografi italiani di ricreare ambienti domestici che non siano solo fredde e perfette vetrine asettiche, ma che invece sappiano dare un senso allo scorrere della vita (nella casa splendida della Ferilli la vita non scorre affatto!), alcune situazioni kamikaze, come quando la Sabrina si reca a scegliere con la compagna il materasso ergonomico per i dolori alla schiena - ci aspettiamo ogni momento che ci guardi ammiccante pronunciando la temibile: "gli artigiani della qualità", un colf gay che schecca inutilmente e serve solo unicamente per porgere su un vassoio d'argento una delle battute più divertenti della Ferilli: "Una volta c'erano delle colf filippine fantastiche che si facevano i cazzi loro".... Insomma, senza nulla togliere alla Buy, interprete regina del nostro cinema migliore, la Sabrina è la ragione e l'essenza di questo "Io e lei" medio, che si riscatta in un finale piuttosto emozionante, ed ancor più in un contro-finale ironico e divertente, da gustare poco dopo i primi titoli di coda.
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