Regia di Gianfranco Bullo vedi scheda film
Un timido ragazzo con la passione per i romanzi gialli aiuta la zia in edicola; qui riceve continuamente chiamate telefoniche destinate in realtà a un’agenzia di investigazioni. Quale occasione migliore per fingersi un detective e finire in un mare di guai?
Fumettistico è l’unico aggettivo con qualche parvenza positiva che possa venire in mente alla visione di questo film. Un prodotto sgangherato (e non solo volutamente), senza una trama sensata, colmo di personaggi-macchietta insulsi dal marcato infantilismo, in mano a un regista-protagonista visibilmente in difficoltà e che tenta la carta del surreale per giustificare un copione a tutti gli effetti squinternato, senza arte né parte, che procede per grossolani sketch fino alla posticcia conclusione ottimistica. Davvero brutto l’esordio di Gianfranco Bullo dietro la macchina da presa, davanti alla quale era già stato qualche volta, mai però in un ruolo centrale; Tutta colpa della SIP è una pellicola confezionata con buoni mezzi (fotografia di Erico Menczer, musiche di Bruno Zambrini con un paio di brani di Paolo Conte a punteggiare la storia) e risultati davvero mediocri. Nel cast compaiono inoltre la spagnola Ana Obregon, Vittorio Caprioli, Antonio (cioè Toni) Bertorelli e la sora Lella, Elena Fabrizi; soggetto di Bullo e Romolo Della Chiesa, sceneggiatura di Bullo e Sofia Scandurra. Nel 1995 arriverà l’opera seconda e ultima del regista, Una notte che piove. 2/10.
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