Regia di Francesco Nuti vedi scheda film
Favoletta alpina dei giorni nostri: tanti sentimenti, e tutti buoni. Che, per una storia che parte in galera fra brutalità e compagni di cella aggressivi, è anche un po' fuori luogo. Ma qui evidentemente Nuti ha voluto calcare la mano su un certo buonismo retorico, a prescindere dalle situazioni e dalle tematiche realmente non facili trattate nel film (l'uscita di prigione, l'adozione di bambini, anche l'adulterio se vogliamo). Il risultato è chiaramente fintissimo, come la recitazione della Muti (ahiahia). Si pazienta fino alla fine del film, per tirara finalmente un sospiro di sollievo. Passo falso del regista e attore toscano: da personaggio comico con una vena di malinconico, a personaggio malinconico quasi per nulla venato di comico, e il risultato non gli dà purtroppo ragione.
Un uomo esce di prigione e parte alla ricerca del figlioletto, nel frattempo adottato da un'altra famiglia. Lo ritrova in una baita della Valle d'Aosta; riesce a farsi amici i genitori adottivi fingendosi uno studioso di animali alpini e piano piano cresce l'attrazione verso la madre. Ricambiato, nota che la cosa sta degenerando e decide di andarsene.
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