Regia di Tonino Cervi vedi scheda film
L'amore di Pepè per Stellina è disastrosamente destinato a non potersi realizzare; vittima di un padre-padrone, la donna sposerà l'anziano don Diego nella speranza di rimanere presto vedova, cosa che alimenta le speranze di Pepè di poter diventare quanto meno il secondo marito di Stellina.
Questa peculiare rilettura del romanzo pirandelliano non è stata particolarmente fortunata; prematuramente dimenticata, è riemersa solo di recente (2023) dai meandri oscuri del web. E, per quanto valga sempre e comunque la pena di vedere un film con protagonisti Paolo Villaggio, Vittorio Gassman, Laura Antonelli, Turi Ferro e Bernard Blier (con parti anche per Milena Vukotic, Gianni Cavina, Giuliana Calandra, Tiberio Murgia), non è difficile intuire come mai questa versione de Il turno non abbia ricevuto gli attesi entusiasmi. La sceneggiatura scritta dal regista Tonino Cervi insieme a Gianni Manganelli e a Nicola Badalucco, infatti, spinge al massimo il pedale del gas sulle potenzialità dei tre principali interpreti, disegnando un Pepè a misura di Fantozzi, una Stellina degna della commedia scollacciata del precedente decennio (quella che aveva definitivamente lanciato l'Antonelli, per l'appunto) e un avvocato Ciro Coppa in odore di mattatore gassmaniano, parente stretto del Bruno Cortona del risiano Sorpasso: tutto un po' troppo stereotipato e, naturalmente, distante anni luce dalle intenzioni dell'autore in origine. La trama è bene o male la medesima, ma si arranca tra umiliazioni in stile “com'è umano lei”, guardonerie assortite – Laura Antonelli è sul set? Deve spogliarsi – e scenette prevedibili che seguono le succitate dinamiche senza tanta fantasia. Peccato, occasione persa per svecchiare (probabilmente l'idea era quella) un testo ormai classico, ma ci rimangono pur sempre il mestiere indiscutibile degli attori e del regista, e un centinaio di minuti circa di svago spensierato. 4/10.
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