Regia di Michael Curtiz vedi scheda film
1851, Mississipi. Il piccolo Huckleberry Finn vive con la sua tutrice. La madre infatti giace nella tomba, dopo essere morta partorendo; il padre invece giace tra i canneti della palude, perennemente ubriaco. Huck è un ragazzino piuttosto vivace e monello: “mangia come un maialino, marina la scuola, cammina a piedi scalzi”, fuma persino la pipa, del resto “la redenzione non è pane per i miei denti”. Di fronte ad un ragazzo così vivace la sua tutrice non può che rivolgere quotidianamente preghiere al Signore perché “Huck metta la testa a posto e non bruci nel fuoco dell’inferno!” Frequenti sono i litigi con il papà: “Porti stivaletti, leggi e magari scrivi” gli rinfaccia il padre, violento ed analfabeta che non accetta che il figlio viva meglio di lui. Quando poi il ragazzo prende le difese dello schiavo Jim, il padre dice alla tutrice: “Dovevate fare di lui un abolizionista”. Il padre aspetta solo che “l’angelo della morte venga a prenderti: ho ricevuto solo calci nella schiena. Quando tu sarai morto, tutto andrà meglio!” A quel punto il piccolo Huck decide di fuggire: “Sarebbe così bello girare il mondo!”. Convinto del fatto che “più conosco gli uomini, più non ci voglio avere a che fare” Huck va alla ricerca di “un posto dove non ci si deve svegliare a comando, dove non si deve mangiare a comando, dove non si deve dormire a comando!” Nella sua fuga trova la complicità e l’aiuto proprio di Jim: entrambi scappano da un destino crudele e triste. Jim, uomo di gran fede (si crede un peccatore che deve espiare le sue pene, anche perché non si perdona il fatto che la figlia sia divenuta sordomuta, a causa della scarlattina) fugge dalla vedova Douglas che vorrebbe venderlo per salvare Huck dal padre; Huck da una vita che non gli piace perché deve solo obbedire e perché si trova a confrontarsi con un mondo di adulti che non apprezza. Insieme su una zattera si imbarcano lungo il Mississipi: Jim, in particolare, ha per meta l'Illinois, dove è stata abolita la schiavitù. In una piccola città di provincia incontrano due lestofanti, uno dei quali si spaccia addirittura per il re di Francia. “La migliore cosa con certi tipi è fargli credere che ti hanno messo nel sacco”, dice Huck. Riusciranno così ad impedire una colossale truffa che i due ciarlatani volevano fare ai danni di una famiglia onesta e molto danarosa (una parentesi davvero spassosa). Essi riprendono poi il loro viaggio sulla zattera; ma questa viene affondata dal battello fluviale diretto a New Orleans. A bordo, dove per pagarsi il viaggio si riciclano Jim come fuochista e Huck come cameriere, incontrano di nuovo i due truffatori: sono costretti a sbarcare e in seguito vengono arrestati, ma riescono a scappare. Dopo un’ennesima avventura in un circo internazionale, giunti a Goodman's Creek, i due si separano: Jim passa sull'altra sponda, dove troverà la libertà, mentre Huck tornerà dalla sua tutrice. Dal celebre romanzo di Mark Twain un racconto di formazione educativo, non didascalico, letterario, o puramente illustrativo, ma sapiente, spigliato, scorrevole e diretto con solido mestiere dall’esperto Michael Curtiz. Giusta e frizzante combinazione di avventura e humor, favola e realismo, senza rinunciare a momenti cupi, quasi gotici (l’episodio sulla barca abbandonata quando Huck scopre il cadavere del padre) e con una non troppo velata critica ad un tipo di educazione impositiva, fatta esclusivamente di comandi e ordini, obblighi a bacchetta, spesso fini a se stessi, quando non controproducenti. Huck Finn non è altro che un Pinocchio birbante, dispettoso e scansafatiche, avverso alle regole e all’educazione, che sa stare molto bene al mondo (“Quel ragazzo ci sa fare ed è un imbonitore più bravo di me e te messi insieme” dice il proprietario del circo), bravo a raccontare le frottole giuste al momento giusto per tirarsi fuori dai pasticci, capace di improvvisare con intelligenza in ogni circostanza (vedi l’episodio del vaiolo). In fondo però è un buono che sa dare un grande valore all’amicizia (il rapporto con Jim) e in grado di capire, a differenza di Pinocchio, che bisogna stare alla larga dal gatto e dalla volpe (i due lestofanti). Bella ed istruttiva la metafora del fiume: “Bisogna imparare a conoscere i segni del fiume: percorrere il fiume è come crescere. Il fiume è bello a vedersi, ma nasconde molti pericoli” dirà il paterno capitano al piccolo Huck che non tarderà di fare tesoro di quella preziosa lezione. Strepitosa la compagnia di caratteristi tra cui spiccano Buster Keaton, John Carradine, Tony Randall e Andy Devine. Scritto da James Lee che a fine anni settanta sarebbe tornato in modo più diretto e rabbioso sul tema della schiavitù con il celebre serial “Radici”. Le quattro canzoni presenti nel film erano originariamente state pensate per un musical della MGM (da girarsi nel 1952), poi mai realizzato, sempre tratto dal romanzo di Twain e che avrebbe dovuto avere come protagonisti Dean Stockwell (Huck), William Warfield, reduce dal trionfo di "Show boat" di George Sidney (Jim), Gene Kelly e Danny Kay (i due lestofanti). Per il cinema sono state realizzate fino ad ora altre 5 versioni dal libro di Twain: la prima nel 1920 diretta da William Desmond Taylor, l'ultima nel 1993 per la Disney da Stephen Sommers con Elijah Wood. C'è anche, tra le tante, una versione televisiva del 1975 con protagonista il futuro regista Ron Howard nei panni di Huck.
Voto: 7+
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