Regia di Mario Mattòli vedi scheda film
Dopo il flop al botteghino di "Dov'è la liberta'" (1952) di Rossellini,pellicola che proponeva un Toto' atipico, dal sapore drammatico,Carlo Ponti e Mario Mattoli "esautorano" il principe da un registro inusuale per i suoi standard, teso a lanciarlo in un panorama internazionale e lo "restituiscono" ad un livello per lui congeniale quello della farsa o commedia.L'occasione si presenta nel 1953 quando si realizza il sogno di Toto' e Mattoli di girare un film dov'è il (o la) "protagonista" è una commedia teatrale,vale a dire un film basato sui canoni dell'antico teatro napoletano.L'occasione fu propizia per il duo che propose a Carlo Ponti "Un turco napoletano" commedia di fine 800 basata su intrighi,scambi di persone e gelosie patologiche di signorotti locali.La commedia è tratta liberamente da quella omonima di Eduardo Scarpetta,commediografo partenopeo e padre naturale dei fratelli De Filippo.La pellicola sara' il punto di partenza del "trittico Scarpettiano" comprendente "Miseria e nobilta'" e "Il medico dei pazzi" entrambi del 1954.Un film dall'impianto narrativo e scenico molto curato,sopratutto nella gustosa riproduzione degli ambienti partenopei di fine 800.L'imbastitura del film è ottimamente innervata da stilemi teatrali di stampo napoletano,una vera e propria commedia dell'arte su un palcoscenico travestito da pellicola cinematografica.Il punto di partenza e di arrivo del film è una sorta di proscenio teatrale in cui il regista fa entrare lo spettatore,tutto si svolge in ambientazioni con profumi e sapori veri, pulsanti,rendenti il film un atipico viaggio nell'humus napoletano.Ma sostanzialmente la differenza è nell'interpretazione di Toto',restituito al pubblico ad un antico fasto di gloriosa attivita' recitativa.Il principe nella parte del finto eunuco Felice Sciosciammocca ci dona un saggio attoriale di spessore enorme,"Un turco napoletano" diviene una sorta di "viaggio retro'" di Toto',ovvero ai suoi inizi o al suo vero e quasi mistico amore verso il teatro.Il genio recitativo è palpabile in tutti i 90 minuti sollevati da un ottima regia di stampo teatrale,la comicita' e la farsa non sono ipertrofiche,ma calibrate ottimamente,cucite su misura per un Toto' misurato ma godibilissimo in passaggi e battute ormai storiche.Il contorno è ottimo,basta menzionare Mario Castellani e Aldo Giuffre',ma chi "sguazza" alla grande in un universo parte integrante del suo DNA è sempre Toto',denotabile e palese che uno come lui viveva o forse aveva nel sangue il vero teatro dell'arte napoletana.....
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