Regia di Vittorio De Seta vedi scheda film
E' estate, e tra la canicola della giornata ormai avviata al suo epicentro, in cui il terreno destinato alle colture di cereali si trova a fare da elemento che imprigiona il calore ormai dilagante, i contadini si apprestano a terminare di falciare in gruppo ognuno il suo fazzoletto di terra che compone il grande appezzamento.
Gli strumenti sono quegli utensili manuali che per secoli si sono tramandati di padre in figlio, sostituendone solo, al più, il manico di legno sottoposto all'erosione del tempo che passa.
La fatica è sfiancante, ma la forza del gruppo aiuta a trovare una motivazione che spinga a concludere al più presto il taglio e la raccolta di quell'oro prezioso quanto laborioso da rendere materia prima.
I muli coadiuvano non poco la fatica umana, aiutando nel processo di separazione delle scorie dalla gemma.
La pausa del frugale pranzo spinge le donne a ritirarsi un attimo prima degli uomini per predisporre ed apparecchiare il rudimentale giaciglio di una mensa improvvisata che tuttavia ristora e dà un po' di respiro ad un lavoro sfiancante ed incessante.
Verso sera il lavoro pare volgere al termine e anche il prodotto finito inizia a prender forma, generando un po' di ottimismo nel gruppo, che sul far della sera si appresta a far ritorno ognuno presso la propria umile dimora.
Il rito della fatica del lavoro riesce nuovamente - grazie all'occhio preciso ed avulso da ogni facile retorica del regista Vittorio De Seta, forte della capacità innata dello stesso di sintetizzare le molteplici fasi di un processo produttivo complesso ed articolato come quello della mietitura e raccolta del grano - ad assumere la qualità di un rito nobilitante per l'uomo che diventa eroe silenzioso e laborioso imprescindibile nel suo contesto locale e territorriale.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta