Regia di Stefano Sollima vedi scheda film
E dopo Gomorra e La Grande Bellezza, ecco un altro capolavoro del Grande Cinema Italiano, un film che è degno di apparire nella migliore filmografia nazionale. accanto alle meraviglie (che so) di Fancesco Rosi, Dino Risi, Comencini e insomma tutti i più grandi. Però con una differenza rispetto ai suoi colleghi della stessa generazione. Stefano è considerato un cineasta votato per elezione al clnema cosiddetto di genere, e poi ha curato per la tv le serie di Romanzo Criminale e la stessa Gomorra. Insomma, verrebbe per questo da considerarlo in qualche modo un "marginale". Sbagliatissimo. Sollima ha dimostrato di esser un "signor regista". A testimoniarlo, una pellicola eccellente e sottovalutata come "ACAB" e l'elevatissima qualità delle due "serie" tv sopra citate. E poi adesso arriva quest'opera sconvolgente, un colosso che respira l'aria del Cinema fatto in grande, delle emozioni esplosive, dell'inquietudine con la "I" maiuscola. La portata di certi momenti di questa pellicola è quasi insostenibile, tanta l'intensità, la rabbia, la potenza. Fotogrammi che ti lasciano pietrificato, annichilito da tanta sublime violenza, da tanto inesprimibile silenzio assordante, da tanto clangore silente, qualcosa che ti scava nella mente e nel cuore, che tocca corde nascoste, che evoca fantasmi che non sapevi di avere dentro. E' uno psicodramma, questo film. Una seduta che DEVI affrontare. Odio, violenza, rabbia, DISPERAZIONE. Li devi affrontare faccia a faccia, nella tua poltroncina della multisala.. Ti farà bene, vedrai. Un viaggio nelle sorti infelici di una città che si fa paradigma di una civiltà che è avviata su una china che offre ben poche vie di fuga, un percorso che ci porta dall'altra parte del tunnel, quella disperata più buia del buio. Tra musiche epiche, tu cammini senza sapere dove vai, perchè la corruzione, l'egoismo, il cinismo, la sopraffazione, l'AVIDITA', hanno confuso tutto, hanno ridotto l'uomo ad un animale cui la tecnologia ha ristretto ogni possibilità di essere umano tra gli uomini. quella tecnologia che -facendolo credere dio- lo ha ridotto ad a una bestia avida e incapace d'amare. CUPO, un film CUPO come pochi altri. Eppure epico. Il racconto di un'epopea dominata da odio violenza disperazione. E questo per dire che se anche uno vuol vederlo come un semplice film di malavita, vale a dire come un prodotto di genere, liberissimo di farlo. Ma io credo che non sia affatto così. Questo è un film giustamente ben più ambizioso. E la suburra non è solo roba di Ostia, la suburra è emblema di una società al collasso, dove non esistono più spiragli di speranza. Perchè denaro, avidità, corruzione, miscelate all'invasività della tecnologia (bizzarro immaginare il contrasto tragico tra tecnologia e volgarità, tra tecnologia ed ignoranza), hanno generato un Mostro che non fa che riprodursi. Non intendo affrontare i meandri di una vicenda in qualche modo corale, con tanti personaggi uno più doloroso e lancinante dell'altro, perchè questo è un film che non si può raccontare, bisogna vederlo per afferrarne la portata. Mi piace pensare alla soddisfazione che i dati al botteghino stanno consegnando a Stefano, che è persona intelligente e cineasta di grande caratura, (quella della critica la sta ampiamente incassando in questi giorni). Bravo Stefano, continua su questa strada. E gli attori? Beh qui siamo a livelli di recitazione stellari. Tutti, anche quelli poco noti o addirittura debuttanti. Favino impressionante nel ruolo di questo uomo tristemente vigliacco. Elio Germano in assoluto il più bravo di tutti, vien voglia di piombare sul set e abbracciarlo. Greta Scarano è così intensa da spezzare il cuore, una roba da starci male (dio mio quel finale, ho ancora la pelle d'oca). Alessandro Borghi (il boss di Ostia) fa paura tanto è calato nel ruolo, con quello sguardo carico di odio. E infine un Claudio Amendola perfetto, nella sua recitazione dai toni trattenuti, un personaggio che dà l'esatta idea di un boss, uno che controlla tutto e sa tutto, senza mai scomporsi, freddo ma capace di esprimere un delirio di cattiveria lucida e spietata ancorchè gelida. Ah, dimenticavo quell'attore incredibile che è Adamo Dionisi, capo di una famiglia malavitosa che non può che ricordare quella dei Casamonica, nel suo affastellarsi di sfarzo e di ignorante volgariltà.
E piove sempre. Piove sulle convenzioni della malavita. Piove sulla disperazione di chi è tossico. Piove sullì'ipocrisia dei politici. Piove su tutto e su tutti. Sempre. Per sempre.
PS. non perdetevi questo film, è un segnale che si può ancora raccontare la realtà e riflettere sulla deriva degli uomini, unendo Poesia e Scrittura Cinematografica. Cinema di respiro alto. Perchè francamente di commedie non ne posso più. I comici hanno rotto le palle, posso dirlo?
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