Regia di Stefano Sollima vedi scheda film
Sollima espande il suo splendido "Romanzo Criminale" televisivo, lo intinge in "Gomorra", il suo, e ne ricava un quadro cupo e disperato, da fine del mondo, e lo piazza al centro d'Italia, Roma, da sempre il vortice del malaffare, a tutti i livelli. Mi piace molto il suo cinema, potente e coraggioso, che non si perde mai, nemmeno in questi 135 minuti, in orpelli o furbizie, e mostra sempre quello che è giusto mostrare, senza stupide ipocrisie o lungaggini. "Suburra" è un ballo malavitoso di prim'ordine, piazzato giusto prima della caduta del governo Berlusconi, dove, in una settimana, Roma è fatta a pezzi dall'alto, il politico puttaniere interpretato da Favino, e dal basso, dalla piccola gang di Ostia, con, nel mezzo, camorra, piccoli imprenditori, puttane, Vaticano e decadenza varia. E' un ritratto impietoso, forse fin troppo sopra le righe, ma piuttosto implacabile nel suo svolgimento, dove anche attori più adatti alla televisione, vedi Amendola, riescono a tratteggiare molto bene i loro personaggi. La pioggia quasi continua fa di Roma una "Sin City", quella di Frank Miller, con molta carne e sangue, sulla graticola del potere e dei soldi. "Suburra" è l'antitesi del brutto film di Sorrentino, "La Grande Bellezza", che, a suo modo, provava a raccontare il marcio di Roma, perdendosi miseramente. Sollima, invece, arriva dritto al sodo, lo urla, lo squarta, lo macella e lascia, qui e là, pozze di grande malinconia e disperanza. Finalmente, ed è un'altra qualità di questo film, "Suburra" è un prodotto facilmente esportabile anche all'estero, un po' come successe con il "Gomorra" di Garrone. Certo, non è un'immagine gradevole del nostro paese, ma questo siamo diventati e, probabilmente, siamo sempre stati. "Suburra" non scopre nulla, in questo senso, ma ce lo mostra come raramente mi è capitato di vedere nel nostro cinema recente. Ottimo.
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