Regia di Stefano Sollima vedi scheda film
A Roma, il 5 novembre 2011, data che, come indica la didascalia, avverte che mancano sette giorni all'Apocalisse, mentre nelle segrete stanze vaticane il papa sta meditando le dimissioni - che poi, nella realtà, renderà esplicite quindici mesi dopo - in Parlamento si sta giocando un'importante partita sull'approvazione di una legge che consentirà a tanti di aggiudicarsi una bella spartizione di guadagni: un onorevole (Pier Francesco Favino) finita la seduta, si reca in una stanza d'albergo per consumare una notte a base di sesso e droga con due prostitute ma una delle due ci rimane secca. Il fatto scatena una serie di eventi concatenati fra loro, aventi come protagonisti personaggi che abitano il sottobosco romano, fatto di politicanti senza scrupoli, faccendieri corrotti, boss a capo bande di criminali con il loro codazzo di killer prezzolati, compagne tossiche, escort alla deriva, alte sfere clericali, che trascinano gli uni con gli altri in una spirale di violenza e degrado inarrestabile.
'Suburra' è soltanto il secondo lungometraggio per il cinema di Stefano Sollima, che dedica il film al padre Sergio, autore dello sceneggiato-capolavoro 'Sandokan', scomparso la scorsa estate, regista fino ad ora quindi più seriale ('La squadra', 'Romanzo criminale' e 'Gomorra') che cinematografico, ed è un robusto, torvo e cupo affresco su una decadente Roma di un passato a noi vicino (la settimana che precedette la caduta del IV Governo Berlusconi nell'autunno del 2011) che non fa che perpetuarsi all'infinito, poiché le vicende fittizie raccontate nel plot - tratte dal romanzo di Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini e sceneggiate dagli stessi e dal duo Rulli-Petraglia - vengono quasi replicate dalla realtà dei fatti di cronaca che apprendiamo ogni giorno attraverso i canali d'informazione, dove ormai gli intrallazzi tra potere, finanza e criminalità accadono con frequenza quotidiana.
Il film - seppur non privo di difetti, poiché ad esempio il festino che scatena il tutto è abbastanza risaputo, alcuni fatti sono appena accennati o abbozzati, come tutto ciò che riguarda il papa ed il clero e la narrazione, a volte, procede un po' a sussulti - è un allucinato gangster-noir immerso in una Roma da incubo solcata da una pioggia 'bladerunneriana' battente ed incessante, popolato unicamente da personaggi che combattono le loro personali guerre di sopraffazione in cui prevale sempre il lato negativo-disumano-bestiale dell'individuo e dove ogni speranza o ambizione per il futuro è soffocata nella violenza.
'Suburra' è più un film di dialoghi che di azione pura, ma quando questa si innesca si assiste a delle belle pagine di cinema action di impronta americana, come la sparatoria nel supermercato, che per durata e complessità ricorda lo stile di Michael Mann o la corsa in macchina dopo il regolamento di conti nel Centro benessere, che ha la secchezza di William Friedkin, per finire con il duello tra gli uomini del Samurai (Claudio Amendola) e di Numero 8 (Alessandro Borghi), girato con una raffinata plasticità nella composizione delle inquadrature.
Tutti questi meriti vanno ascritti al regista, che ha saputo trarre un quadro univoco e non dispersivo dalla coralità dei fatti narrati, evitando di perdersi in ricercatezze formali fini a se stesse di certo cinema d'autore italiano (il pretenzioso Sorrentino de 'La grande bellezza') e non avendo, al contrario, paura di 'sporcarsi le mani' in un cinema di genere di cui si sente la mancanza da tempo in Italia.
Un plauso al cast in blocco, dai volti più conosciuti - Pierfrancesco Favino, onorevole che non arretra di fronte a nulla, Claudio Amendola, boss dai gesti trattenuti, Elio Germano, viscido P.R. smidollato che solo alla fine tira fuori gli 'attributi', Antonello Fassari, padre indebitato in un cameo fulminante - ai sorprendenti meno conosciuti Alessandro Borghi, piccolo boss in ascesa, Adamo Dionisi, boss zingaro anch'egli in cerca di emancipazione all'interno delle cosche alle prese con la numerosa famiglia ed agli unici ruoli femminili degni di nota, Greta Scarano, la pupa del gangster Numero 8, tossica ed inafferabile 'angelo vendicatrice' e Giulia Gorietti, la prostituta coinvolta nell'intrigo più grande di lei.
'Suburra' sta al lato oscuro di Roma come a suo tempo 'Gomorra' stava a Napoli e alla Camorra e di esso ne rappresenta un ideale continuum sia temporale sia spaziale.
Voto: 8.
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