Regia di Stefano Sollima vedi scheda film
Collaudatissimo plot che rispecchia lo stile e i contenuti tipici della narrativa di Giancarlo De Cataldo, già esaltati da Stefano Sollima nella serie Romanzo Criminale. Suburra si inserisce infatti in un sottogenere tipico del cinema italiano, quello della malvivenza locale e delle interazioni col mondo politico e il Vaticano. Intrecciato a una serie di fatti noti (le dimissioni di papa Ratzinger), i fatti narrati dagli sceneggiatori disegnano i tratti di una pellicola corale, vista dalla prospettiva dei malviventi, in cui ogni protagonista finisce col fare una brutta fine (muoiono quasi tutti). La polizia, del tutto assente, non interferisce mai sulle malefatte e sui piani criminali dei banditi che si contendono lo sviluppo delinquenziale di Ostia, tra flebili accordi e regolamenti di conti. Punto di forza della pellicola, oltre il montaggio, sono le interpretazioni di un folto numero di attori in grande spolvero (bravo Sollima nella direzione). Tra questi spiccano l'onnipresente Pierfrancesco Favino, Alessandro Borghi, Adamo Dionisi (notevole nei panni di Manfredi), Elio Germano e Greta Scarano nei panni di un'inusuale killer dal retrogusto tarantiniano. Meno convincente Claudio Amendola (un po' troppo pacato). Alto il tasso di violenza, con qualche effetto in computer grafica che si poteva evitare (l'investimento pedonale, a esempio, è mal realizzato). Ottima la fotografia.
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