Regia di Sean Penn vedi scheda film
FESTIVAL DI CANNES 2016 - CONCORSO
La storia d'amore e la collaborazione nell'attività di volontariato presso l'associazione Medici nel mondo, da parte del dottor Miguel Leon e della splendida dottoressa Wren Petersen, segue due percorsi paralleli lungo due decenni e in due differenti zone martoriate dell'Africa devastata da guerre civili sanguinose e senza fine.
Un valente e coraggiso medico sempre in prima linea a salvare vite appese ad un filo, a ricocire corpi martoriati, dilaniati, amputati dal furore e dal fanatismo che ancora divide etnie e tribù del continente più ricco di risorse, ma anche il più devastato e povero, a livello di tenore di vita pro-capite, dell'intero pianeta.
Non si capisce bene cosa abbia spinto il Sean Penn regista, fino ad ora encomiabile, generoso, entusiasmante nella manciata di notevoli film diretti ad oggi, a spingersi verso territori così insidiosi con una storia che già in precedenza, con simili caratteristiche (la diva bella oltre misura, vedi la Bellucci nel disastroso film di Fuqua "L'ultima alba", o la Jolie nell'altro imbarazzante Beyond Borders - Amore senza confini di Martin Campbell) si era rivelata come una trappola senza uscita.
Qui Penn, comprensibilmente in estasi a causa della bellezza (qui davvero senza confini) di Charlize Theron, si comporta da uomo innamorato che si compiace a riprendere la sua splendida compagna, che statuaria presenzia alle conferenze Onu vestita in lungo come alla notte degli Oscar, chioma folta e luminosa che la avvolge, sguardo triste ed in lacrime per motivi peraltro più che comprensibili, ma del tutto inadeguati rispetto al suo status.
O ancora peggio quando, smessi i panni dell'ambasciatrice delle cause più nobili ed umanitarie, si prodiga come medico senza frontiere, affrontando le difficoltà di salvare vite martoriate con poche medicine e gli assalti di orde di assassini che squartano chiunque tranne lei, madonna intoccabile al di fuori di ogni possibile conflitto e pericolo, che il regista non vuole mai vedere scomposta e meno bella del solito (e, sappiamo bene quanto sia riuscita ad imbruttirsi la Theron nel film che le valse l'Oscar un pò di anni orsono), nemmeno in situazione d'emergenza nel bel mezzo delle insidie in un campo medico nella savana.
Il film insomma è un vero devasto da ogni parte lo si guardi e si tenti di analizzarlo: la denuncia è superficiale ed effettata, tutta impegnata a riprendere massacri e scene pulp che privilegiano squartamenti e amputazioni di arti senza un vero scopo costruttivo.
Se d'altro canto il film deve essere l'inno dell'uomo innnamorato alla sua splendida donna, allora Penn poteva risparmiare di inzaccherarsi in simili tematiche e girare una storia d'amore semplice, uguale a tante altre, ma magari animata da un impeto che il regista evidentemente ha (o aveva) addosso al momento delle riprese.
O ancora sarebbe bastato un bel video privato e contemplativo della bellezza sinuosa e quasi irreale di quella che probabilmente è la più bella donna del pianeta da diversi anni a questa parte.
Impacciato, come è comprensibile che sia, pure Javier Bardem, mentre Jean Reno e Adèle Exachopoulos sono sottoutilizzati e caratterizzati così distrattamente da parere delle semplici comparse o poco più.
E con questa scelta del film, ammesso evidentemente di diritto al Concorso in occasione del più celebre e noto festival di cinema del mondo, Cannes mostra ancora una sua volta il suo non indifferente "tallone d'Achille": l'esigenza, anzi evidentemente l'obbligo di ospitare al Concorso film di autori a cui non può evidentemente dire di no: non si spiega altrimenti l'ingresso del film nella rassegna più importante e prestigiosa della manifestazione cannese. E la dice lunga sul festival dei festival, quando un "piccolo" TFF può invece prendersi la libertà di accogliere a sé le migliori performance dei principali festival dell'anno che lo hanno preceduto.
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