Regia di Edoardo Falcone vedi scheda film
Opera prima di Edoardo Falcone, divertente e capace di far riflettere, certamente non scontata (fino alla fine). Cast in palla (Giallini super!), per una commedia che fa ben sperare per il futuro del nostro cinema.
Tommaso De Luca, uomo di scienza egocentrico e profondamente ateo, si vede sconvolta la vita da un’improvvisa confessione del figlio. Sulla scelta del ragazzo sembra aver influito un certo don Pietro Pellegrini. Tommaso dovrà scoprire se questi è un truffatore, un semplice imbonitore o qualcos’altro.
Scienza contro religione. Finalmente una tematica nuova nel panorama di un cinema italiano che a volte sembra sempre uguale a se stesso. In “Se Dio vuole”, folgorante opera prima del romano Edoardo Falcone, non è solo il tema di fondo ad essere originale ed alternativo. Manca il moralismo e la prevedibilità, riscontrati quasi sistematicamente nelle altre commedie nostrane. È inoltre un film realmente corale, con un buon cast di fondo (straordinari Giallini e Gassman) e una serie di coprotagonisti bravi e credibili: Ilaria Spada, Laura Morante, Edoardo Pesce, Carlo Luca De Ruggieri, Giuseppina Cervizzi, perché ognuno ha la possibilità di fare la propria parte.
Sorprende la scrittura matura e senza cliché di Falcone, dunque anche sceneggiatore, che parte da un manicheismo estremo tra i due protagonisti e finisce per sfumare tutti gli estremismi, dimostrando e comunicando allo spettatore che al di là di come chiunque di noi imposti la propria vita, l’importante è non essere estremi ed irremovibili sulle proprie posizioni.
Un film che sorprende, per la fluidità dei ritmi, l’alchimia tra gli attori, i colpi di scena (e non sono pochi) che si alternato a meccanismi comici decisamente ben organizzati (solo qualche gag è telefonata, ma anche talmente spontanea da far ridere lo stesso appena prende corpo).
Si ride tanto, dunque, ma ci si commuove pure. Un lavoro egregio, che fa ben sperare, per una nuova generazione di autori che sembra aver (finalmente) cambiato registro rispetto alla bonaria commediola figlia del cabaret e specchio di un’Italia di plastica, più vicina alla Francia, dunque, che a Cologno Monzese.
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