Regia di Edoardo Falcone vedi scheda film
Certo che, se non sembrasse concepito nella pause di un Concilio ecumenico vaticano, Se Dio vuole sarebbe un’opera riuscita. Forse, se non fosse una commedia ammaestrata e cerchiobottista, Se Dio vuole avrebbe i suoi meriti. Nonostante tutto, se il regista Eduardo Falcone citasse Muccino, piuttosto che Monicelli, Risi, Germi e Scola, come punti di riferimento, la visione striderebbe di meno. Insomma, quello italiano rimane un cinema di “se”. E di macchiette giustapposte pigramente, sempre in debito di immaginario. Immobile e incapace di autoriflessione, figurarsi di graffiare. Con personaggi che sembrano uscire da una pubblicità della Coop, altro che da un film di Monicelli: il cardiochirurgo scientista e autoritario; la moglie di sinistra trascurata, che finisce per occupare il liceo insieme ai ragazzi; il figlio sensibile che sembra gay e invece vuole fare il frate; la sorella svampita e priva d’interessi che ama Gigi D’Alessio perché la fa «sentire una persona migliore»; l’agente immobiliare ignorante e razzista, ma dal cuore tenero, perché noi italiani alla fine siamo meschini solo per diletto. A fare da collante, il prete rock con le scarpe da ginnastica, un passato da criminale e il sorriso smagliante di Alessandro Gassmann. Il verbo comico si alimenta di alcune sequenze riuscite, la scrittura altamente didascalica e la morale qualche tacca sotto la soglia di allarme. Per fortuna c’è la fede, la pizza con la mortazza e le pere che cadono. Se Dio vuole.
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