Regia di Courtney Hunt vedi scheda film
Un legal thriller che accompagna per mano lo spettatore nei foschi corridoi di una procedura penale.
Di norma, l'unico individuo che all'interno di un'aula giudiziaria potrebbe aver commesso misfatti è l'imputato. Non è così nel secondo lungometraggio di Courtney Hunt, un legal thriller che accompagna per mano lo spettatore nei foschi corridoi di una procedura penale in cui la verità è avvolta da una nebbia che si dirada faticosamente. Intriga soprattutto la prospettiva pessimistica con la quale la scabrosa vicenda termina: l'innocenza è un'utopia tra le più fallaci, perché ognuno dei personaggi direttamente o indirettamente coinvolti è in qualche modo colpevole di un inganno, di un sopruso, di una bugia, di un crimine reale o morale comunque destinato a rimanere impunito. Il pensiero di Nicholas Kazan (sua la sceneggiatura de Il mistero Von Bulow, dello stesso genere filmico) in proposito è lucido, ma il cast è ingessato e pare non credere ai ruoli con convinzione: il viso di Renée Zellweger è atrofizzato dal botulino, Jim Belushi è sopra le righe (sebbene la parte lo richieda) e Keanu Reeves è moscio (d'altronde, prima di lui era stato scritturato Daniel Craig), anche se ha il physique du rôle per interpretare un caparbio avvocato. Inoltre, se Kazan è incapace di allontanarsi davvero dagli stereotipi basilari dei film in tribunale, la Hunt non osa guizzi e riprende la scena con fredda monotonia. Però, in confronto ad alcuni prodotti analoghi, annoia raramente.
Musica composta da Sacha ed Evgueni Galperine.
Film DISCRETO (6) — Bollino GIALLO
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