Regia di Courtney Hunt vedi scheda film
Un legal thriller che accompagna per mano lo spettatore nei foschi corridoi di una procedura penale.
Una doppia verità (2016): Gabriel Basso, Gugu Mbatha-Raw, Keanu Reeves
Di norma, l'unico individuo che all'interno di un'aula giudiziaria potrebbe aver commesso misfatti è l'imputato. Non è così nel secondo lungometraggio di Courtney Hunt, un legal thriller che accompagna per mano lo spettatore nei foschi corridoi di una procedura penale in cui la verità è avvolta da una nebbia che si dirada faticosamente. Intriga soprattutto la prospettiva pessimistica con la quale la scabrosa vicenda termina: l'innocenza è un'utopia tra le più fallaci, perché ognuno dei personaggi direttamente o indirettamente coinvolti è in qualche modo colpevole di un inganno, di un sopruso, di una bugia, di un crimine reale o morale comunque destinato a rimanere impunito. Il pensiero di Nicholas Kazan (sua la sceneggiatura de Il mistero Von Bulow, dello stesso genere filmico) in proposito è lucido, ma il cast è ingessato e pare non credere ai ruoli con convinzione: il viso di Renée Zellweger è atrofizzato dal botulino, Jim Belushi è sopra le righe (sebbene la parte lo richieda) e Keanu Reeves è moscio (d'altronde, prima di lui era stato scritturato Daniel Craig), anche se ha il physique du rôle per interpretare un caparbio avvocato. Inoltre, se Kazan è incapace di allontanarsi davvero dagli stereotipi basilari dei film in tribunale, la Hunt non osa guizzi e riprende la scena con fredda monotonia. Però, in confronto ad alcuni prodotti analoghi, annoia raramente.
Musica composta da Sacha ed Evgueni Galperine.
Film DISCRETO (6) — Bollino GIALLO
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