Regia di Courtney Hunt vedi scheda film
Il "court-room drama" è quel sottogenere di giallo, in cui la maggior parte della storia si svolge all'interno di un'aula di tribunale, durante un processo: solitamente, informando via via lo spettatore dell'accaduto, si dà modo, sia a lui che al protagonista, consuetamente un avvocato che rappresenta un buon banco di prova per un attore, di elaborare la soluzione del mistero ed individuare il responsabile del misfatto. Classici di questo tipo di thriller sono "Anatomia di un omicidio" di Preminger, e "Testimone d'accusa" di Wilder: in questo, il legale che difende un giovane accusato di parricidio è impersonato da Keanu Reeves, il quale dovrà penare un bel pò per cercare di trarre in salvo il ragazzo, il quale si è chiuso in un assoluto mutismo. Certo, l'ucciso, via via che scorrono le testimonianze, appare come un odioso despota, capace di cose nefande, ma un omicidio resta tale: come sarà andata, in realtà? "Una scomoda verità", giunto da noi un anno dopo l'uscita americana, è un giallo diligente, che si fa vedere allettando il pubblico di appassionati di gialli, con una discreta idea nella svolta decisiva per sciogliere il nodo dell'intrigo. Non un capo d'opera, si capisce, ma il film tiene viva l'attenzione, seppure lasci forse fin troppe cose sospese, anche se, può darsi, fosse intenzione di sceneggiatura e regia lasciare lo spettatore con qualche dubbio da chiarire. Nel cast si rivede un James Belushi disponibile ad impersonare il tipaccio assassinato, e se Keanu Reeves appare leggermente imbolsito, Renèe Zellweger è quasi irriconoscibile per i troppi interventi di chirurgia estetica, ma recita bene un ruolo ambiguo quanto serve alla definizione del personaggio.
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