Regia di Sergio Castellitto vedi scheda film
Non bisognerebbe confondere il cuore con lo stomaco, ma per Gae e Delia, durante una cena lunga una vita, la confusione è sostanziale. Lei è diventata anoressica dopo il divorzio di mamma e papà;?poi, per riscatto, nutrizionista con strascichi di paranoie gastronomiche. Lui vuole fare lo scrittore ma è incagliato fra ambizione e questioni, appunto, alimentari: cerca il cinema, trova sitcom e vite dei santi in tv. Il loro amore passa per la bocca, per i denti di Delia consumati dagli acidi gastrici, per le paste con cui lui la imbocca e, infine, per il gelato che lei gli sbatte in faccia a sancire la fine di un matrimonio deperito. Castellitto indugia su saliva e sugo, in cerca del cinema tattile e febbrile di Non ti muovere, ma lo ibrida con quello da caricatura del salotto di sinistra stile La bellezza del somaro, prendendosela col mondo anchilosato del grande schermo nostrano: la figura grottesca dell’amico sceneggiatore di grido, la writing room-carcere, la finestra che affaccia sull’Auditorium in pieno Festival di Roma. Ma nell’inseguire la prosa finto-realista della moglie Mazzantini («ho infilato la giacca che metto per buttare la spazzatura e sono andata ad abortire»), nel cercare la vitalità solo tramite i primi piani trash invasi di crema pasticcera, imbastisce un’opera che denuncia tutti i vizi e i vezzi di certo cinema “colto” italiano: non ultimo, il nuovo trend della danza liberatoria su brano di Lucio Dalla.
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