Regia di Vittorio De Seta vedi scheda film
In Surfarara Vittorio De Seta torna a raccontarci della propria regione madre, ovvero la Sicilia, concentrandosi su un lavoro tra i più pesanti, rischiosi e tra i meno noti nell'ambito delle fatiche appannaggio del popolo: il mondo dei minatori.
Nel cuore della Sicilia, sino a tutti gli anni '60, l'alternativa al divenire braccianti era costituita dal dedicarsi al lavoro in miniera, essendo l'isola disseminata di giacimenti naturali di zolfo.
La macchina da presa del grande documentarista coglie il momento del cambio del turno, quando gli operai uscenti si apprestano a salire in superficie attraverso il montacarichi che li riporta alle loro vite, tutti impolverati e sporchi. Dopo la loro ascesa, il gruppo dei sostituti si appresta a dar loro il cambio, scendendo un po' impensieriti attraverso quegli angusti cunicoli bui, per poi sparpagliarsi ognuno presso la propria postazione di lavoro.
Ogni giorno che passa è un giorno strappato alla tragedia, sempre imminente. De Seta coglie lo sforzo e l'atto quasi sacro del lavoro che è sacrificio e un donare se stessi per la sopravvivenza del proprio ceppo familiare.
Fatica di un lavoro ingrato e rischioso che il gran regista riesce a cogliere nel suo aspetto più genuino e schietto, conferendo al film, lungo solo dieci minuti, una compostezza e una dignità proprie di un'opera compiuta che continua nella mente anche al termine delle splendide riprese.
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