Regia di Paul Feig vedi scheda film
SPY
Di farse ammiccanti al mondo esaltato, lussureggiante, glamour e a rotta di collo dell’agente segreto al servizio di Sua maestà la Regina D’Inghilterra, ovvero 007 ne è pieno il cinema. Quello stesso cinema che non accenna a rinunciare alla sua saga più longeva e prestigiosa nell’ambito delle spy (appunto!) stories, né ai suoi cloni più o meno imbastarditi, divertenti o appassionanti.
Dagli Studios hollywoddiani ci arriva in questi giorni di calura una commedia divertente ricca di star, dove brillantezza ed avventura vengono miscelate con consumata abilità a formare un valido, o quanto meno accettabile prodotto di pura evasione che possa accontentare fasce di pubblico differenziate ed eterogenee.
In Spy una tosta, ma fisicamente inadeguata analista della Cia (Melissa McCarthy, travolgente in tutti i sensi), collabora con successo a missioni delicate e cruciali facendo da terzo occhio al fascinoso agente di turno, che grazie a lei inanella un successo dietro l’altro godendosi una fama di cui in realtà egli è tenacemente debitore nei confronti della donna.
Quando tuttavia le cose si mettono male per il bell’investigatore (un Jude Law nuovamente cappellone e bello quasi come ai suoi esordi estwoodiani de “Mezzanotte nel giardino del bene e del male”), ecco che la donna viene messa in campo come unica soluzione per scovare una potente arma nucleare che un terrorista, ucciso per sbaglio dall’avventato 007, sta nascondendo per rivendere a malvagi privati in grado di compromettere la sicurezza mondiale.
Ecco che per Susan, questo il nome della nostra donna, si apre un mondo che ella già ben conosce, ma solo da lontano, dietro il paravento di uno schermo che ne attutisce l’emozione ed il brivido.
L’impresa sarà uno spasso tra situazioni rocambolesche e da farsa, che vedranno la donna fronteggiare una seducente donna-boss assassina spietata e rumena (Rose Byrne, magnifica), ed un collega agente segreto dal cervello in pappa, tutto azione e poco cervello (Statham, divertente).
Nulla di assolutamente nuovo, ma Melissa McCarthy, timida e impacciata, fisicamente impossibile, vestita da devasto mentre si fa commentare e lapidare verbalmente dalla splendida, ironica assassina dal marcato accento slavo, è proprio simpatica e alcune situazioni risultano davvero esilaranti. Negli anni l'attrice porta avanti con successo una comicità molto fisica che punta sulla opulenza ed esuberanza esibita del suo imponente personale, decisamente al di là di ogni stereotipo di perfezione, ma proprio per questo in grado di attirare simpatie e condivisioni, non solo tra i molti che, al pari di lei, non riescono a rientrare nei sempre troppo esigui margini canonici e rigorosi imposti dal codice di bellezza odierno.
Certo il giochino alla lunga - nonostante la regia pertinente e controllata di un Paul Feig, abituato alla commedia d’azione e alla corpulenta ridondanza delle forme della McCarthy - provoca un po’ di tedio, e la lunghezza della pellicola che sfiora le due ora non aiuta a snellire una vicenda che non fa nulla per uscire dai cliché del genere, ma allo scopo di riderci sopra impallinandoli con ironia e un certo orgoglioso ma anche furbo atteggiamento di condiscendenza per il politicamente scorretto.
Nell’ambito della risicata e decisamente sterile o poco originale offerta estiva attuale presso le sale della nostra penisola, ci troviamo comunque, con Spy, nella parte più riuscita e godibile delle proposte di questo distratto fine luglio cinematografico affranto dalla calura.
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