Regia di Jake Schreier vedi scheda film
Una "città di carta" è il nome inventato di una località inesistente (possibilmente in una zona periferica e poco interessante, per non depistare i veri lettori),escamotage usato dai cartografi per tutelarsi dal plagio: se compare anche sulla carta del mio concorrente, è chiaro che me l’ha copiata.Da questa puerile metafora(evidente che "la città di carta" di cui si parla non è quella sperduta del finale ma quella iniziale,insipida e piena di persone superficiali ,dove vivono i protagonisti),prende spunto l'adattamento del bestseller omonimo.Un trionfo di luoghi comuni spacciati per racconto di formazione pseudointellettuale che si prende pure il lusso di citare Walt Whitman(se questo è "L'Attimo Fuggente" contemporaneo siamo messi davvero male) che vorrebbe essere alternativo ma è francamente insopportabile per almeno 2/3 di visione.Si riprende nel finale quando si trasforma in road movie alla ricerca della ragazza avventuriera ,che tutto è tranne che avventuriera, ma ormai i buoi sono scappati,come gli spettatori over 20 tediati dal mare di banalità."Dove sei stata?" "Un po' qui,un po' là,dappertutto,bisogna perdersi per ritrovarsi"."Non tutti vinceremo alla lotteria e segneremo quel canestro nella finale NBA ma possiamo comunque vivere esperienze incredibili e momenti indimenticabili..basta rendersene conto...".rimango di sasso o di sale,non certo di carta,se questi sono i fondamenti letterari (e cinematografici) della generazione 2.0,profondi quanto uno status di facebook,qui c'e da fuggire "noi",over 30,in "una città di carta" con l'accortezza di cancellarla in seguito dalle mappe.Voto 4,5
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta