Regia di Gil Kenan vedi scheda film
Remake di un classico né riuscitissimo né del tutto da buttare. Un horror "soft" indicato per chi predilige soprattutto il filone paranormale del genere.
Tra gli horror più soft legati al fantasy e al paranormale, la saga di Poltergeist, inaugurata dal discreto film di Tobe Hooper uscito nel 1982 con la produzione di Steven Spielberg, ha rappresentato per molti anni un prototipo da emulare per l’industria del genere, con risultati discutibili già nei primi sequel, diretti da altri registi e con trame via via sempre più deboli. Ancora una volta però il cinema hollywoodiano mainstream, mostrando una sconfortante crisi di idee, ha attinto al passato e così anche questo remake ha avuto vita.
Come la maggior parte dei rifacimenti degli anni 2000, la pellicola affidata a Gil Kenan, dietro la macchina da presa di alcune produzioni rivolte ad un pubblico giovanile, non si esime dall’omaggiare l’originale con alcuni riferimenti più e meno espliciti ed intere sequenze ricalcate proprio sul modello di riferimento, avendo però l’apporto di effetti speciali sicuramente di livello superiore, per quanto ben poco credibili e anzi a volte anche decisamente kitch.
C’è da dire che sebbene la storia sia nota e il terrore latiti alquanto, la visione comunque si sorregge, grazie ad una regia dignitosa, ad un paio di buoni attori (Sam Rockwell e Jared Harris si calano bene nei loro rispettivi ruoli di capofamiglia scettico e di investigatore del paranormale) e all’indovinato inserimento di un lieve umorismo, affidato proprio al personaggio del ghost hunter che è anche una sorta di vanesio divo del piccolo schermo.
Insomma siamo di fronte al remake di un classico aggiornato ai tempi nostri, ma in grado di mantenere uno spirito quasi naif che richiama molto il passato e si rende visibile anche da un pubblico di stomaci delicati.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta