Regia di Gil Kenan vedi scheda film
Decisamente pollice verso il basso per questo remake che nemmeno si avvicina al sapore del "brodino" riscaldato ma soltanto all'insipidità dell'acqua calda. Una volta si esportavano gli horror "made in Japan" e li si occidentalizzavano ma quando il conto bancario delle idee è in rosso ci si avventura in operazioni commerciali velleitarie come riprodurre una storia che tutti gli amanti dell'horror conoscono e "reinverdirla" con tecnologia e facce nuove. Poltergeist non è un film che terrorizza (non lo era nemmeno la sua versione originale) e passeggia allegramente sulla vecchia sceneggiatura diretta da Tobe Hooper nel 1982 con una serie di omaggi e citazioni partendo dal clownismo (elemento costante, ormai, in ogni cameretta per bambini -chi non vorrebbe il pupazzo di un pagliaccio con denti a pescecane e l'espressione da sadico schizoide nella stanza del proprio bambino?-) per giungere alle "creazioni" artistiche dei poltergeist (nel 1982 erano sedie, oggi sono albi a fumetti) e perfino al rumore di alcuni giocattoli. Certo, il cinema si è evoluto e può contare sui computers per creare situazioni impensabili 33 anni fa, ma spesso questo non basta ad appagare la fame di paura di noi amanti del genere. La famiglia Bowen si trasferisce in uno sciatto ma economico quartiere in seguito al licenziamento di Eric, marito di Amy e padre di tre figli: l'adolescente Kendra, il "fifone" mezzano Griffin -chiaro omaggio al Poltergeist di Hooper- e la piccola Madison con tanto di guance paffute, occhi enormi e quel "sesto senso" che le permette di comunicare con le "presenze" della casa. Le apparizioni iniziano al piccolo trotto e avvengono sotto gli occhi esclusivi dei bambini che (udite udite) vengono snobbati dai genitori (ricordiamo come nel film di Tobe Hooper tutto avveniva senza soluzione di continuità, progressivamente e sotto gli occhi di tutti). In questo remake, i poltergeist sono forse più violenti e oltre ad animare gli oggetti danno vita a forme di allucinazioni che rappresentano la parte più horror e meno psicologica del film. Eric deve ritrovare la fiducia in se stesso, Griffin deve vincere le proprie paure e il suo senso di colpa e deve farlo dopo esserne stato inondato. Sono uscito perplesso dalla sala come il commensale che esce da un ristorante dopo aver mangiato carne in scatola e tortellini industriali. Una delle "perle" in negativo del film? Sicuramente l'assenza di comparse che rendano credibili le scene di quartiere. Voglio dire, durante la tempesta succede di tutto e di più e nessuno accorre (può anche essere, durante un simile concerto di tuoni e fulmini, nonostante le grida) ma anche nella scena dell'auto, alla quale seguono catastrofi indicibili, tra cui scosse sismiche, la telecamera inquadra dall'alto l'isolato completamente deserto. Il brivido più grande che ho provato? Mentre scorreva il trailer di Babadook prima dell'inizio del film.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta