Regia di Gil Kenan vedi scheda film
I remake e il seriale saccheggio dell’immaginario horror degli anni 70 e 80 sono un affare, un fatto assodato e un assetto incontrovertibile dell’industria cinematografica: inutile inveire ogni volta contro di essi, con toni aspri e reazionari, impugnando il reato di lesa maestà. Ogni tanto però si viene sorpresi ancora, in negativo purtroppo, della rara capacità di inabissare alcuni modelli originali, privandoli di qualsiasi dignità, sia sotto il profilo meramente cinematografico, sia dei significati messi in campo. Insieme all’orripilante The Fog del 2005, questo Poltergeist è tra i più fallimentari rifacimenti che si ricordino. Laddove l’originale era un testo fin troppo esplicito sull’America reaganiana e sul dominio della televisione, la nuova versione è un film nullo e vecchissimo: una prevedibile storia di fantasmi, temporali, rumori sinistri e usuale invasione casalinga, senza un sussulto, un punto di vista, una volontà di ricontestualizzare o perfino di copiare pedissequamente. Incapace anche di raccontare il lato oscuro della tecnologia nell’era del suo dominio. Inutile allora cercarvi un’idea di racconto dei nostri tempi - dominati dall’incertezza e dal tenere in piedi i cocci dell’esperienza familiare e genitoriale - o mettere i più piccoli al centro della storia, perché qui la scrittura, lontana anni luce dalla profondità spielberghiana dell’originale, è solo un collante rigido e svogliato per tenere insieme questa maniera informe, che non sa nemmeno far paura.
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