Regia di F. Gary Gray vedi scheda film
È sempre la stessa storia: dalla strada al palcoscenico, la gavetta, la marcia in più, il talento che esplode, poi il successo (che dà alla testa), gli eccessi, le liti, i rimpianti, la solitudine, la deriva. Una parabola che vale per i biopic musicali, quanto, a pensarci bene, per un certo tipo di gangster movie: e Straight Outta Compton, che racconta la storia vera dei N.W.A., pionieri del gangsta rap, ha gioco facile (ma anche l’intuizione giusta) nel sovrapporre i piani. Tra i produttori figurano due fondatori del gruppo (Dr. Dre e Ice Cube), dunque inevitabilmente si accenna solo con discrezione ai lati più oscuri: gli affari sporchi (però quando incontriamo Eazy-E, nella prima sequenza, sta riscuotendo gli introiti dello spaccio), la misoginia, la violenza, l’abuso di stupefacenti. Ma nel crescendo quasi epico in cui traforma le insidie del ghetto nelle trappole dello showbiz, nel montaggio veloce intrecciato al flow hip hop di brani e dialoghi (a proposito: doppiato, questo, è un altro film), nella messa in scena che riecheggia l’estetica del videoclip senza dimenticare lo sfondo di una Los Angeles quasi apocalittica, nell’alchimia tra i tre personaggi principali e i loro interpreti, F. Gary Gray costruisce un romanzo musical-criminale che cavalca un decennio e appassiona per 147 debordanti minuti. E risuona malinconicamente contemporaneo: dalla strada al palcoscenico, l’America oggi sembra la stessa di allora.
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