Regia di David Gelb vedi scheda film
Un tempo era Roger Corman a produrre film al risparmio spesso pregevoli, dando a giovani registi la possibilità di farsi le ossa. Oggi c’è Jason Blum, che alla produzione di pellicole più impegnate affianca una fucina di horror low-budget, spesso in grado di far fruttare al massimo i limitati investimenti. Non sempre, però, le cose vanno per il verso giusto e stavolta neanche la bella e luminosa Olivia Wilde riesce a compensare i problemi del film, che partendo dalla sceneggiatura si riversano a cascata sugli altri settori. Poco efficaci gli effetti speciali e troppo evidenti le fonti di ispirazione: da Re-Animator a Cimitero vivente, da L’esorcista a Il signore del male, con l’inclusione di una creatura dagli occhi in total black che sembra voler rievocare i fantasmi giapponesi. Nella trama, basilare, un gruppo di incauti scienziati – con la frettolosa inserzione di una superflua documentarista - scopre quasi per caso un siero per riportare in vita i morti. Come da copione, la formula, testata su un cane con pessimi effetti collaterali, viene utilizzata per ridare vita a un essere umano, con tutte le (confuse) conseguenze del caso che coinvolgono l’inferno e le imperdonabili colpe commesse da piccoli. Qualche efficace spavento non impedisce a The Lazarus Effect di annegare in un caotico mare di incongruenze che solo i più strenui difensori dell’horror a basso budget saranno disposti a perdonare.
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