Regia di J.J. Abrams vedi scheda film
Star Wars e J. J. Abrams, ovvero un inno all'arida serialità televisiva o un film al passo coi tempi?
L'ultimo capitolo di Star Wars rappresenta la morte del cinema, il suo sacrificio in favore della serialità di stampo televisivo, più di qualsiasi altro film del passato.
Non si parla più di botteghino, o di propositi commerciali. Qui si parla di corruzione del linguaggio e della rappresentazione sul grande schermo. Tutto si manifesta in favore di un pubblico ormai iperpassivo che guarda a bocca aperta, ipnotizzato dal continuo utilizzo di rimandi, citazioni, buchi di sceneggiatura chiusi con mediocre efficacia, e scene finali posticce messe, proprio come nei serial più furbi, ad aprire un nuovo capitolo.
J. J. Abrams con questo capitolo sbandiera non solo una mancanza di innocenza dello sguardo, di onestà registica e di sceneggiatura, non solo è evidente una pianificazione fredda e sterile, ma si sfoggia una viltà che raramente è possibile incontrare in un film. La maggior parte delle scene è un inefficace restyling senza anima di alcune fasi della trilogia originaria, e la (storia?) si trascina affannosamente tra queste.
Harrison Ford e Carrie Fisher non rappresentano Han Solo o Leia, ma se stessi. I due si ammiccano come due amici che si ritrovano a fare lo stesso film dopo quasi quaranta anni, ammirando il lavoro fatto da truccatori e computer grafica. Al contrario i nuovi attori, soprattutto i personaggi di Rey e Kylo Ren, sono interessanti ma abbandonati al loro ruolo si muovono come ombre con uno stralcio di background, di passato. Anche il lato oscuro non è mai stato così inconsistente, povero e forzato.
Se una volta la disintegrazione di un pianeta era un evento drammatico pieno di silenzi, di vuoti nella forza, di incupimento dei personaggi, adesso un'arma capace di distruggere in un sol colpo pianeti, basi, astronavi e la Repubblica intera, avviene con uno sguardo indifferente da parte dei protagonisti, come un evento già assimilato, un videogame in cui comunque è possibile ricominciare la partita. Pazienza.
Sugli altri personaggi è davvero inutile soffermarsi, tale è l'inconsistenza della loro partecipazione, o del loro carisma.
Anche i temi ed i conflitti politici si sono dissolti. Si parla di Repubblica, di First Order, ti contrabbando, ma alla fine si assiste ad un arido Far West di scontri senza alcun confronto e dialogo.
Anche io potrei dire sì, i temi e le lacune evidenti verrano colmate nei prossimi capitoli. Ma chi ha detto che voglia cadere nella trappola del meccanismo della serialità a tutti i costi? E se per un momento vedessi questo film come un capitolo a se stante, e se per un attimo pensassi che prima di questo non ci sia stata alcuna trilogia? Che senso avrebbe tutto ciò che ho visto? Alcuno.
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