Regia di J.J. Abrams vedi scheda film
Libere laserate in libera repubblica rasata.
- Il risveglio della Forza ... mediatica, del marketing, della mai sopita possente luce nostalgica. Operazione stellare (riuscita ancor prima che il primo pixel sparasse le notissime note, scritte e sonore): roba che in confronto Avatar pare la Sagra dei Bogoni.
- Han solo detto: è cinema prefabbricato, rabberciata soapopera, un propedeutico ensemble di pezzi di ricambio e schem(atism)i attualizzati al cambio del cinema dell'oggi (il mostruoso minestrone mainstream). Vero, più o meno. Niente di più. Eppure - vedi sopra, sotto, ovunque intorno, dietro di te, addentro la rete, sondando il futuro - irrilevante.
- Verità: Luke dannato sia, lui e la sua codardia. Nominato, inseguito, evocato, scappato. Scappatoia narrativa ch'erra lungo un pastiche di eventi così prevedibili che li prevedi e sei contento come un bambino di cinquant'anni a cui hanno regalato qualcosa che aspettava da un pochino di tempo.
- Tempi: moderni. Ottica: moderna. Linguaggio: moderno. Poetica: etica del postmoderno postribolare prostatico. Del recupero di rottami amabili come l'amabile raccoglitrice di rottami R(idl)ey. Dell'ovvio irretimento entro consezienti entità del consumo. Dell'aver ca(r)pito il tutto, o il nulla dentro il tutto, o che il lutto di tot preziosi non giova a nessuno manco fossimo in un desertico giove come gioviali robottini che solcano giunoniche dune.
- D'un tratto, sottolineato da un pathos urlato al cielo stellato squarciato da oscuri presagi, l'uccisione delle uccisioni [SPOILER: un alettone aerodinamico che fende l'aria carica di colpi di scena come una spada laser che ti si conficca nel cuore rivelandoti quello che non desideravi dannatamente sapere].
Lacrime, lo strazio del massiccio peloso, la pena nello sguardo del bastardo erede.
- Eredità. Pesante. Pensante. Pressante. Ansimi di terrore, attenti all'errore, all'errare tra tante insidie magari insistendo sul Lato sbagliato (della Forza di fare intrattenimento, anno 2015). Registrata la successione, versati i tributi (d'onore, tra oneri e danarosi déjà vu), volturata l'intestazione: il marchio rimane, immarcescibile. M'anche con altra guida.
- Guida: la mano di JJ Abrams. La testa di JJ Abrams. Il fiuto (per gli affari: affari loro) di JJ Abrams. Non è Brahms: note di nota regia di servizio (azione-introspezione-verità (s)velate-ironia-battaglie aeree-aperture panoramiche e primi piani rivelatori puntuali come orologetti svizzeri-conflitti everywhere-: e il blockbusterar m'è dolce in questo bastardo mar), al servizio (della continuity mitologica, della mitologia disneyiana sospesa tra incanto e canti speculatori, della speculare corrispondenza con la leggenda nata nel '77, dell'assennata cultura della fenomenologia, della legge del mercato). Per servi(rvi). Servizio completo (men che l'autorialità, men che la possibilità di creare qualcosa di nuovo, figurarsi i valori filmici) dal servil furbissimo uomo perfetto.
- Perfettamente ragionati gli ingressi di quelli lì. Sì, quelli del lato passato (bypassando i laidi intermezzi lucasiani dell'atto secondo che però era primo che però era penoso che però ormai è come se non fosse mai esistito). Li pensi; appaiono - visioni ipnagogiche sospese tra Storia e costruitissima entrata in scena -, (a)scendono ascetici al trono di stelle, scegliendosi i discendenti calati dall'alto (di chissà quali e quanti disegni quantici quantificati laddove decidono quelli che devono decidere).
- Decisivi i "nuovi" volti: il compagnone Boyega - la profondità d'un 3D appiccicat(icci)o, l'anonima fissità in luogo della problematicità scaturente dall'inedito ruolo (lo stormtrooper disertore: bella idea, peccato troncarla di netto) -; il superpilota spericolato Isaac (sprecato, perlopiù, ma bravo; ma perché "Poe", il damerino?); il "gollumico" ingigantito Serkis (eppure sa re-ci-ta-re!, provatelo!); il generale rosso-di-fuoco Gleeson, cattivissimo (ode al suo iracondo richiamo alle truppe: così ti vogliamo); il nerovestito imitatore Driver (Kylo Ren: figlio di complessi edipici e deficit dell'attenzione, attenzionato dal Lato Oscuro); l'eloquente tenero droide BB-8 (due secondi dopo ch'è apparso sullo schermo, già andavano esauriti gli ordini dei modellini on line); la bella - ma proprio bella bella - Ridley (il minimo d'espressività garantita su occhi che garantiscono granitico richiamo), novella eroina in epoca femmina (e perché no?). Belle copie.
- Cinema fotocopia, s'è detto, scritto, riversato in lunghi lamentosi componimenti critici di chi chissà cosa pensavano. Ancora, vero. Ma fotocopia (ben riuscita) del Mito: un risveglio atteso, una forza pronta a perpetuarsi, principi di catarsi. In anni di supereroi, remake-reboot-sequel-newquel-quella roba là etc., modelli progettuali standardizzati applicati al cinema d'intrattenimento: almeno le basi, qui (cioè là), sono solide, assicurate. Basta saperle riprendere (sì: eccessiva prudenza, visione manichea, scolastica riverenza ... forse, l'unica via possibile).
- Possibile che i seguiti programmati(ci) seguano il copione (il successo)? Molto probabile. Sicuramente. Senz'altro scommessa vinta.
- Avvinto - sebbene avessi giurato a me stesso che, data (subita) l'odiosissima incessante campagna mediatica per mesi e mesi e visioni (non richieste) di disney pre-show, non avrei mai varcato le soglie di una qualsiasi sala che lo proiettasse - mi proiettai alfine, occhialini-munito, in una sala qualsiasi.
Hanno vinto loro.
Ma, dopotutto, non è stato questo gran male (ovvio, e pleonastico: la perfezione stilistica, registica, linguistica d'un Mad Max: Fury Road, anno 2015, è irraggiungibile, e oltre, per questa mera elementare esibizione di forza ripropositiva). Sebbene gran male ne pensassi. Incontentabile.
[Non contento, contraddicendomi con quanto andavo dicendo, m'addentrai in cotanto delirio di parole. Accettatemi. Laseratemi.]
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