Regia di John Carney vedi scheda film
Si prende una classica storia di formazione, la si edulcora privandola di ogni risvolto trasgressivo, sia sul piano personale che sociale, la si imbelletta con una sceneggiatura dignitosa, una spruzzata di sentimentalismo e qualche bel visino che sa anche recitare e, voilà, l'incasso è garantito. D'altra parte una presunta emancipazione ribellista che sceglie come fonte di ispirazione musicale la più massificata e conformista espressione del synth pop anni '80, il cosiddetto new romantic, la dice lunga sulla ipocrisia dell'intera operazione. Ogni snodo narrativo è prevedibile, ogni personaggio ridotto al più ovvio dei cliché. È un film furbetto, tecnicamente curato quanto basta per mascherarne la natura dozzinale. Davvero ricorda l'estetica patinata di un videoclip di musica mediocre.
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