Regia di Craig Zobel vedi scheda film
Film molto interessante, presentato quest'anno al Sundance Film Festival, ottenendo una candidatura al Gran Premio Della Giuria. Zobel è solo al suo secondo lavoro, ma sta mostrando del talento. "Z for Zachariah" è un film d'attori, che gioca tutte le sue carte in una lenta costruzione psicologica che coinvolge i personaggi in un ménage à trois, via via più denso e stratificato. Lo sfondo è quello di un cinema di catastrofe, inteso come di un'apocalisse di origine sconosciuta, che ha reso inabitabile il pianeta, tranne per questa valle rigogliosa, miracolosamente (e nel film, l'aspetto religioso ha un ruolo importante) libera da letali radiazioni. In questa valle vive una donna, la splendida Margot Robbie, già apprezzata come moglie di Di Caprio in "The Wolf Of Wall Street", che si barcamena, solitaria, fino al giorno in cui incontra un uomo di colore, Chiwetel Ejiofor, il protagonista di "12 Anni Schiavo", con cui condividere la propria solitudine. Inevitabilmente, fra i due, nasce un sentimento, ma arriverà il terzo incomodo, il belloccio Chris Pine, a complicare la situazione. Attori, quindi, importanti e bravissimi nel rendere convincenti i personaggi, visto che il film, oltre al respiro ampio e importante del paesaggio circostante, vive proprio sulle sfumature, sugli sguardi e sulle malinconie di questi tre esseri umani, ai confini di un mondo tornato improvvisamente a un'età arcaica. C'è poi, oltre al discorso dei sentimenti, della fiducia, dell'accoglienza, una sottesa tematica religiosa, essendo la protagonista di forti radici cattoliche e il personaggio di Eijofor, uno scienziato. Temi importanti, che anche nella brevità del racconto, un'ora e mezza, riescono comunque a tenere sveglia l'attenzione e a rendere l'esperienza visiva piuttosto originale. Un bel film, solido e riuscito, in cui appare evidente l'impegno di tutti. Promosso.
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