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Troppo forte

Regia di Carlo Verdone vedi scheda film

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La recensione su Troppo forte

di scandoniano
6 stelle

Oscar Pettinari è un perdigiorno (nonché cazzaro) convinto di essere un attore nato. Scartato ad un provino di una produzione americana, Oscar si fa circuire dalle fanfaronate di un avvocato mezzo matto, che lo induce a giochi sporchi per vendicarsi dell’affronto…

Uno dei classici della filmografia di Carlo Verdone, alla seconda (ed  ultima) collaborazione col mentore ed amico Alberto Sordi, in cui la brillantezza delle battute e le situazioni veramente comiche però latitano. “Troppo forte” è come se vivesse di luce riflessa dei precedenti successi cinematografici, a partire dai primi due mini-capolavori comici che hanno lanciato l’autore romano sul grande schermo. Ma il film, il decimo di Verdone come attore, il sesto come regista, è un po’ slegato (nonostante la collaborazione alla scrittura nientemeno che di Rodolfo Sonego e Sergio Leone) e si fonda soprattutto sui monologhi del protagonista e non su situazioni corali o intuizioni della sceneggiatura. La formula che prevede un film basato sull’istrionismo di uno solo, o di pochi, personaggi (magari tutti interpretati dallo stesso Verdone) mostra tutta la sua stanchezza; tant’è vero che dal successivo film “Io e mia sorella”, Verdone cambia registro (la prima grande rivoluzione della sua poetica cinematografica), passando a personaggi più complessi e, per quanto comunque protagonisti indiscussi, comunque rientranti all’interno di una coralità necessaria alla funzionalità del film stesso (a differenza di questo “Troppo forte”, in cui la trama e i comprimari hanno un ruolo relativo).

Alberto Sordi mette in scena un personaggio memorabile (inizialmente non destinato a lui, ma fortemente voluto da Sordi). Tra gli interpreti anche il leggendario Mario Brega (anche lui autocandidatosi per quanto inizialmente non previsto), con poche pose ma come al solito incisive, e Sal Da Vinci, oggi affermato cantante specialmente di musical.

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